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sexta-feira, 23 de novembro de 2012

Scritti Spirituali di San Gaspare del Bufalo

Scritti Spirituali
di San Gaspare del Bufalo
Brani scelti da P. Barry Fischer, C.PP.S.





L'Agonia di Cristo:
"Il monte Calvario è il monte dell'amharezza, è il Colle dell'incenso. Monte di amarezza perché ecc. Colle dell'incenso perché l'incenso figura l'Orazione in cui specialmente dobbiamo tratternerci in queste tre Ore; poiché siccome l'incenso si solleva dagli ardenti carboni, così da un cuore infiammato d'amore sollevar deesi in oggi ecc.

"Oh monte santo di Redenzione e di pace! Oh terra imporporata del Sangue del mio Signore, deh che io ascenda questo monte con venerzione ecc.

"Mosè, allorché dovette salire sul monte ad ascoltar la voce di Dio ebbe ordine di scalzarsi. Locus enim in quo stas terra sancta est. Popolo mio, locus in quo stamus terra sancta est. Togliam dunque da noi la polvere mondana ecc., Rivolti a Gesù diciamogli parlate pure o Signore che i vostri figli son pronti ecc."

(Tre Ore di Agonia, Volume 9°, No. 62, p. 210)

"Cosa mai può il buon esempio! Il buon ladro penetrato da tali lezioni di carità, quali noi abbiamo espresse riconobbe la dignità di quegli che moriva, e però con santa libertà mentre I manigoldi lo deridevano, a Gesù disse: Memento mei, Domine. Lo riconobbe per quegli ch'era Domine. Oh bella vittoria dei rispetti umani che causano ecc. memento oh umiltà da vero penitente. Hodie mecum eris in Paradiso. Oh carità del mio Signore. Lo fidde pentito, questo bastò all'amore di Gesù Cristo. Oggi oggi nell'applicarti il mio Sangue il diritto riassumi al Paradiso ecc. Peccatori coraggio ecc. Dopo questo esercizio gloriatevi solo in Gesù."

(Tre Ore di Agonia, Volume 9°, No. 62/2.2., p. 211)

"Ho sete 1. Di più patire se vi fosse luogo; 2. Di anime; 3. Causata anche dal gran spargimento di sangue."
(Tre Ore di Agonia, Volume 9°, No.62/5.5., p. 212)
"Consummatum est. Beato chi negli estremi considerando la cariera assegnata da Dio potrà esclamare Consummatum est."
(Tre Ore di Agonia, Volume 9°, No. 62/6.6., p. 212)

L'Amore:
"Il primo indizio d'amar' adunque il Signore è pensare a Lui volentieri, giacche ubi est thesaurus tuus, ibi est et cor tuum (Mat. 6. 21.). Le Api non si pascono se non del mele, non cercano se non il mele, non lavorano se non il mele. Anche le Anime Sante non trovano pascolo in altro ogetto che nell'amare il loro Signore; non cercano altro che crescere in questo amore; non indirizzano ad altro segno il loro operare. E questo è amare Iddio con tutta la mente in tota mente tua (Mat. 22.). Questo è porlo come sigillo sopra del cuore pone me ut signaculum super cor tuum (Cant. 8. 6.). Questo è mantener' sempre acceso il fuoco nell'Altare nel nostro interno Ignis in altari semper ardebit (Lev: 6. 12.).

"Il secondo libenter Deo dare. Ma che cosa potremo mai dare al Signore se sono tutte sue. Tua sunt omnia! (1. Paralip. 29. 14). Eccolo. Dal godere del bene che ei possiede; ed inoltre bramare l'estrinseco della sua gloria maggiore desiderando con tutto l'impeto del suo cuore di non esser' solo ad amare il suo Creatore, ma ch'Egli sia lodato da tutte le Creature struggendosi de vederlo offeso. Diamogli il Cuor' nostro, e a Lui assogettiamo il nostro voler ecc. Per ultimo non diligamus lingua sed opere et veritate (1. Jo. 3. 18).

"Il terzo libenter pro Deo pati. Solo il compatire le altrui miserie è una prova concludente d'amare il misero; onde al veder' Gesù Cristo piangente nella morte di Lazzaro ne inferivano gli astanti la grandezza del suo amor' verso lui. Ecce quomodo amabat eum. Jo: 11.36. Quanto più concludente però sarà la prova di chi vuol se misero per felicitare l'Amico? Certamente il nostro Redentore per far' vedere al mondo la grandezza dell'amor' suo verso del padre non si servì d'altro argomento che dell'andare ch'egli facea generosamente incontro della Passione. Ut cognoscat mundus quia diligo patrem surgite eamus Joa: 14. 31. Pertanto la vera carità se può nascere tra le delizie dello spirito, non può farsi adulta se non tra le pene, ne si può manifestar' meglio che per le Croci. In fine questi tre indizi se siano applicati alla Carità del Prossimo diverranno un' paragone sicurissimo del divino amore."
(Indizi del vero amore, Volume 7°, No. 53/2, pp. 170-172)Le Anime del Purgatorio:
"O grande Iddio che nel Crearci a vostra Immagine e similitudine ci deste un cuore per quanto è da Voi tutto compassionevole al bene dei nostri prossimi deh con la vostra grazia richiamate ciascun' di noi secondo il bisogno ad aver' tenera dilezione alle Anime purganti. Sono esse che attendono i nostri suffraggi, esse che meritano i nostri aiuti, esse che ce li richiedono ardentemente: Miserimini mei ecc. miserimini mei. Ed oh voci insinuanti ogni sentimento di commiserzione oh industrie della Chiesa che ci richiama ad ascoltar' di queste dilette figlie di Sion' i lamenti, oh dolci vincoli che i nostri cuori impegnano a prestar' soccorso ai lor' bisogni. Signore esaudite le nostre preghiere, accettate i desiderj del nostro cuore grati vi siano i beni che con l'ajuto vostro tanti figli e figlie procurano ai lor' genitore, tanti parenti ai lor' congiunti, tant amici ai loro amici. Trionfi la carità vostra o mio Signore e per tanti rapporti si adempiano anche i doveri sacri ai quali la religione ci unisce. Pater noster."
(Preghiere per suffragare le Anime del Purgatorio, Volume 13°, No. 68, pp. 256-257)"Oh come il vostro cuor' divino arde di desiderio che presto venghino a godervi nella invitiva visione! Quanto è mai dovizioso l'ordine della vostra condotta sovrana! Possibile che tanti fedeli si vedino insensibili fra tanti eccitamenti? Possibile che ricusino ai lor' stessi vantaggi, e non si occupino a corrispondere alle voci di un Dio, che è tutto amore per noi?"
(Preghiere per suffragare le Anime del Purgatorio, Volume 13°, No. 68, p. 257)"Oh dolci vincoli, che i nostri cuori impegnano a prestar soccorso ai loro bisogni! Signore esaudite le nostre preghiere; accettate i desiderj del nostro cuore; grati vi siano i beni, che mercé vostra, tanti figli e figlie procurano ai loro Genitori; tanti parenti ai loro congiunti; tanti amici ai loro amici. Trionfi la carità Vostra o mio Signore; e per tanti rapporti si adempiano i doveri sacri, ai quali la Religione ci unisce."
(Preghiere per le Anime del Purgatorio, Volume 13°, No. 68bis., p. 261)"Gesù mio Redentore, Padre, e Consolatore nostro, deh ricordatevi che le Anime costano il prezzo inestimabile del Vostro Preziosissimo Sangre."
(Preghiere per le Anime del Purgatorio, Volume 13°, No. 68bis., p. 262
Gli Auguri:
"Io vi auguro la fede di un Abramo che lasciò tutto per il suo Dio, e coi fatti dimostrò la veracità interna dei suoi sentimenti. Vi auguro il coraggio di un Davidde nel combattere contro Golia, e parlando del nuevo Testamento la costanza degli Apostoli ricevuto che ebbero lo Spirito Santo."
(Per il termine della Missione, Volume 9°, No. 61, pp. 208-209)
La Bontà di Dios:
"Questo ci spiega quel zelo ardente con cui l'Evangelico Pastore va a cercar' la Pecorella smarrita, il rammarico ch'egli prova ch'Ella si sia perduta, l'eccesiva allegrezza che dimostra d'averla trovata; questo volle farci intendere sulla Croce quando esclamò Sitio non tanto per dimostrare la sete che pativa nel Corpo, quanto l'ardore con cui desiderava di esser amato dagli uomini."

"Finalmente tutto ciò ch'Egli propone, tutto ciò ch'egli produce nell'ordine della Natura, e della grazia non tende ad altro che ad obligar' l'uomo ad amarlo."

"Per comprendere in qualche maniera il numero basta dire che noi siamo debitori a Gesù di tutti i beni di natura e di grazia e di gloria; che noi siam' debitori a Gesù dei benefizi ineffabili della Redenzione, della vocazione, della giustificazione, e di quello che ha da essere la corona di tutti gli altri della glorificazione. Egli non ha pensato che a noi, non ha operato, non ha patito non ha vivuto se non per noi. In omnibus divites ecc."
"Iddio è buono; e quanto egli è, quanto sa, quanto pensa, quanto desidera quanto ordina, e vole tutto è bontà. Bontà è quella per cui provede, bontà quella per cui commanda, bontà quella per cui ama, e quella per cui abborre, quella per cui ammette, e quella per cui rifiuta, e si rallegra conforme al sacro parlare, e si duole, e si adira e si pente, e si ricorda (a nostro modo d'intenderci) e si dimentica sol per bontà. Per bontà egli creò l'universo e per bontà lo conserva ne in tutto questo universo v'è di bontà una minima particella che non sia sua."

"Iddio è el buono, l'incomprensibile nella bontà."

"Ma il divin Verbo che assume carne non è forse l'imagine viva, e sostanziale della divina bontà imago bonitatis illius. Buon' per me Ascoltatori che io vi trovo caldi tuttavia del celebrato nascimiento del Redentore ed usciti non ha molto da quella spelonca avventurata che altra volta vi avrebbe atterriti, e tenuti da se lontani col suo squallore; ma che vedendola abitata de Lui vi dever aver' empiti d'inesplicabile tenerezza. Avete pur veduto il sereno suo sguardo, e lo stuolo degli Angeli de' quali altri portano il caro annunzio alle non sonnacchiose capanne altri rallegrano il monte el il piano con dolci canti, ed altri lo stan' rimirando di tanta bontà attoniti, e interneriti. Humliavit ecc...ut ad deum ecc. Apparuit benignitas ed humanitas Salvatoris nostri Dei."

(Sulla divina Bontà, Volume 7°, No. 19, p. 59-63)


La Carità:
Una è la fede, una la religione, uno l'Evangelio di Gesù Cristo. La carità sia il vincolo di dilezione fraterna, sia la bilancia delle operazioni dell'uomo, sia la guida al possesso beato del Cielo; e tanto più che suffragando voi le Anime Sante del Purgatorio, la religione vi manifesta i beni grandi che a voi ne derivano lo che vedremo nell'altra parte."

(Predica del Purgatorio,Volume 7°, No. 27, pp. 82-87)

Egli è certo che la Fede, il timore, la Speranza sono quelle prerogative, che accompagnandoci in questa vita mortale ci animano a viver giusti; la Carità poi è quella che a pieno colmando i nostri desiderii, colà, in quel felicissimo soggiorno arrivati, interamente possederemo. Ora Uditori ben attendete poiché qui sta la divisione del mio raggionamento. Nel Paradiso giunti, la nostra Fede sarà ricompensata colla visione chiarissima senza velo, il nostro timore col possedimento beatifico senza pena, la nostra speranza col perfetto godimento senza limite alcuno di un' tanto bene; e quindi avremo in noi la Carità, quale consisterà nell'amar Dio mediante la sua visione, mediante il di Lui possedimento, mediante il godimento, la gioja perenne che occuperà i nostri Cuori; voglio dire che vedendo Dio lo possederemo, possedendolo lo godremo, godendolo lo ameremo."
(Predica sopra il Paradiso, Volume 7, No. 33, p. 112)
"L'uomo è ad imagine di Dio; Dio è l'istesso ordine; e però la carità è il distintivo carattere dei figli docili di Dio."

"La Carità pertanto così industriosa nei mezzi è anche coraggiosa a superare gli ostacoliÖOh miseri tempi nostri nei quali, l'egoismo, l'audacia ecc. ecc. ha raffredato in tanti la carità."

(La Carità, Volume 16°, pp. 435-438)


La Conversione:
"Popolo mio che gran bene si è la Missione! Tratta essa del grande importantissimo affare di salvarsi. Questo è l'unico fine, per cui Iddio creò il cielo e la terra, questo è il fine della Redenzione la Salute dell'Anime. Mio Signore voi penaste fino ab eterno a noi, e noi quando sarà che pensiamo a voi? Ah vi ringrazio che mi date spazio di penitenza."

(Svegliarino, Volume 18°, p. 493)

La Croce:
"Oh Croce (viene la Croce) amatissima del mio Signore io ti benedico, e ti adoro. Largo pianto amo versar su di ti arbor decora el fulgida ornata regis purpura Tù sei la scala del Paradiso, lo scudo di difesa contro i nostri nemici, tù ci rammenti i trionfi di Religione domuit orbem non ferro, sed ligno, tù la nostra consolazione quaggiù e il motivo dei nostri gaudj in Cielo. O Crux ave spes unica ecc."

"L'amore, l'amore ha causato il vivo sudor di sangue nel mentre che sottratte erano le interne consolazioni, ed abbandonata l'anima di Gesù Cristo ad un mar di cordoglio."

"Popolo mio e chi potrà contener le lagrime... Gesù gronda Sangue per ogni dove; deh lasciate che in ispirito lo raccolga e con lagro pianto sugli occhi lo presenti al divin padre, e lo benedica, e lo adori. Maerentes oculi grada la Chiesa nel suo inno sulla passione di Gesù Cristo spargite lacrymas... spargete lacrime o fedeli... Per noi patisce Gesù.. Ed oh cuor duro di un qualche peccatore che non s'intenerisce, e commove! Deh Signor pietà per l'anima ostinata non convertita fin qui. Le vostre piaghe son tante bocche che gridano conversione. Venite sì o popoli venite, ed in questa sera Sacra alla memoria dei spasimi di Gesù Cristo applicatevi i meriti del suo Sangue divino Adstate maerentes cruci, pedes beatos ungite. Lavate fletu, tergite, comis, et ore lambite."

"Gli si configon le spine nelle tempie, gli si manifestano per ogni dove nella penetrazione del capo; e Gesù? E Gesù tace e soffre, prega, e pazienta, ed il Suo Sangue è il prezzo del suo amore."

"Amore gridano queste piaghe, amore le spine, amore il Sangue che versa... O Gesù Redentor nostro pietosissimo eccoci a vostri piedi umiliati, e compunti. Deh perdonateci o Padre per avere le tante (volte) riaperte coi nostri peccati le piaghe vostre adorabili."

"Si crocifigga un innocente, l'impolluto, il segregato dai peccatori. Crucifigatur...Accompagnatelo qual mansueto agnello che và a consumare il sagrifizio di amore, e qual Sacerdote insieme cha và a spirar sull'altare della Croce."

"S'inalbera la Croce, ed ahi vista lagrimevole. Se posa Gesù il capo ad essa le spine gli si approfondano se lo tiene piegato inverso la terra s'incontra con Maria addolorata...ed oh sguardi amorosi della Madre...oh sguardi del figlio!"

"O Maria rapitrice dei Cuori deh rapite i nostri Cuori all'amore di Gesù Cristo. Egli per amore ha dato la vita per me. Dilectus meus mihi, et ego illi."

"Ritorniamo sì alle nostre case ma deplorando i falli nostri, ed esclamando Viva il Sangue di Gesù Cristo per cui siam salvi; il Sangue di Gesù fù la mia vita, benedetta sì diciamolo insieme benedetta la sua bontà infinita ecc. Amen."

(Sulla passione e morte di Gesù Cristo, Volume 7°, No. 30, pp. 91-100)

"Uno sguardo o dilettissimi al Crocifisso, e queste piaghe, queste spine ecc. non vi fan che ripetere al Cuore = amore all'Anima tua. Il Signore fino ab aeterno ha pensato all'Anima nostra; nella pienezza dei tempi è addivenuto Redentore, e tutto si sacrificò per salvarci. Ed a noi rincrescerà un poco d'orazione, la frequenza di un Oratorio ecc."

(Ricordi, Volume 7°, No. 32, p. 107)
"Immaginiamoci d'essere in un Campo di aperta battaglia. Gesù inalbera il suo Vesillo della Croce, e con il suo piacevole ed amabile aspetto, e con la sua voce pietosa ci dice Venite ad me omnes ecc. Benché sia angusta, aspra e piena di contrarietà la strada che vi addito a battere, pur tuttavia di me fidatevi e sieguitemi gaudebit cor vestrum."

(Stendardi, Volume 7°, No. 54, p. 173)
"Le vostre piaghe me fan coraggio, le spine, i chiodi, il vostro Sangue divino m'infervora. Probitiaberis peccato me multum es enim."

(Svegliarino, Volume 18°, p. 493)


Le Croci:
"Oh quanti pochi san patire. Un fascio di legna ben assestato e raccolto si porta con facilità, e lo stesso fascio o sciolto o legato cascante di qua e di la difficilmente e con doppio dolore si strascina. Così le croci ecc."

"Un uomo senza croce oh in quanti pericoli trovasi mai. Che fa Iddio. Permette calunnie ecc. ecc. L'uomo umiliato si approfonda nel suo niente ecc. Davidde fra le delizie della sua corte pecca ecc. Ma dopo che permettendolo Iddio Assalonne gli si ribellò, così Davidde esclama bonum mihi quia humiliasti me ecc. ecc."

"Ditemi o Cristani il torchio nuoce alle uve. Non gia. Dapoiche sebene prema le uve, le discioglie però in vino dolcissimo. Ditemi la lima nuoce al ferro. Non gia. Poiché sebene lo roda lo rende però nitido. Il fuoco nuoce all'oro. Non gia perche sebene l'infiammi e l'investa lo purga però ecc. Guardate là quel legno destinato ad ardere lo vede un artefice, se ne invaghisce, e coi suoi istromenti lo riduce e converte in una Opera che rendesi degna d'ammirazione. Or se io interrogassi il legno se sia stato più contento ecc. Fabri polita malleo hanc saxa molem construunt, aptisque juncta nexibus locantur in fastigio."

(Riforma 5., Volume 7°, No. 13, p. 34-36)

"Quand'anche la nostra vita fosse per durare per migliaja d'anni nelle tribulazioni, e patimenti non sarebbe non ostante proporzionato il merito di quella gloria, ch'è immensa, eterna, infinita. Che sarà dunque, essendo sì breve questa vita, sì breve, e passeggiera ogni nostra pena? Qual sarà dunque Croce, o interna, o esterna che possa parervi pesante in prospettiva di questo sì bel pensiero del Paradiso? E dopo un breve patire vi si darà un eterno godere? Qual gusto poi sarà di un Beato nel dire, son quì una volta in porto, son pur finalmente in salvo! Oh per quante tempeste ho navigato! In quanti pericoli, in quanti cimenti mi son trovato. Quanti nemici ho avuto da vincere! Grazie al Cielo, tutto si è superato, tutto si è vintoÖGodiamone ora il frutto per tutta l'eternità."

(Croce, Volume 18°, p. 494)


Il Cuore Aperto:
"Dentro questo io sono risoluto di fare la mia continua dimora per adorare in esso quelle preziose goccie di Sangue, ed Acqua che per mio amore versaste, e per ringraziarvi d'avermi lasciato aperto il vostro adorabile Costato sicuro porto di salute pei peccatori, soave rifugio pei miseri che vanno navigando per l'infido mar della vita."

(Novena del sangue ed acqua-Opuscolo, Volume 13°, pp. 265-266)

"Adoro mio amoroso Signore il vostro amabilissimo seno sicuro rifugio in questa valle di pianto, e per iI meriti del Sangue, ed Acqua che da esso uscì, vi prego a farmi morire tutto a me stesso, a vivere solamente a Voi eterna mia vita."

(Novena del sangue ed acqua-Opuscolo, Volume 13°, pp. 267)

"Adoro, mio Glorificatore in eterno, il vostro bel Cuore che arde sempre in incendio di amore, e per i meriti del Sangue, ed Acqua che da esso uscì, vi prego a darmi l'ultimo ed il massimo de' doni, cioè il dono della perseveranza, acciò possa venire con voi a cantare le vostre infinite misericordie per infinita saecula saeculorum. Amen."

(Novena del sangue ed acqua-Opuscolo, Volume 13°, pp. 268)


La Direzione Spirituale:
"Ma questa scienza dei Santi non s'acquista senza applicazione, né è il lavoro di un giorno, ma di tutta intera la nostra vita. Venite adunque o Anime che bramate sinceramente la santità alla scuola del Crocifisso, quivi acquisterete quella celeste cognizione di Dio, che vi renderà nauseate del Mondo, e zelanti della gloria del sommo Bene."

(Direttorio, Volume 13°, p. 359)

"Chi fabbrica infatti ritoglie da prima gli ostacoli, e gl'impedimenti all'edifizio, scava perciò opportunamente la terra affine di poter collocare le pietre fondamentali dell'edificio stesso, e su di esse erger la fabrica che si è disegnata."

(Direttorio, Volume 13°, p. 361)

"E' fuor di dubbio che il corpo influisce nell'anima, sebbene precisamente se ne ignori il modo. E siccome è diversa negli'individui la costituzione del corpo, così è diverso l'influsso che ha collo spirito. Da questa diversità d'influenza ne risulta del pari la diversità dei naturali, ossiano temperamenti degli uomini, e la cognizione di essi è necessarissima al Direttore, affinché l'anima non si abbandoni a vani timori, né perdase per soverchia fiduciaÖ

"Öma parliamo quì della necessità di conoscere questo influsso nell'aspetto ascetico, il quale consiste in raccogliere come la diversità dei temperamenti si opponga alla speditezza dello sviluppo dello spirito, relativamente alle operazione dell grazia.

"Per quanto siene fra di esse diverse le vie del Signore per le quali chiama un'anima a camminare nella perfezione, si restringono poi a queste due: - reprobare malum, et eligere bonum ó ch'è quanto dire essere due in ultima analisi le vie suddette, il timore, e la fiducia."

(Direttorio, Volume 13°, pp. 362-363)

"Io sò che la grazia deve colla docilità della corrispondenza dirozzare, e nobilitar la natura; so che in questo è riposto a così esprimermi il midollo della sostanzial santità; né ignoro che I respettivi naturali da assoggettarsi all'impero della fede aprono il gran campo a percorrersi nelle vie della virtù: ma non è questa operazione di un giorno; ma è il lavoro lungo della perfezione continuata della nostra vita, né il Direttore potrà esigere da un incipiente ciò che è proprio di un proficiente: ed è però, che la sua cura, e diligenza dev'essere rivolta ad illuminar l'intelletto dell'anima che si dirigge, e farle così gustare la necessità che v'è di vincer noi stessi, quindi proporzionarle i mezzi, prevenirla sulle difficoltà, incoraggirla negli sbigottimenti, o soverchi timori, non rattristarla se talvolta manca di prontezza in questa Lotta, ma con mano compassionevole sorregerla, animarla, e riempirla di sentimenti religiosi di fiducia in Dio che cognovit figmentum nostrum, secondo avverte il Profeta.

"ÖE siccome il naturale non si vince secondo si è detto in un giorno, così il Direttore non esigerà dal suo penitente se non quello ch'è proporzionato alle forze di spirito fin qui acquistate. I mezzi poi da usarse per crescere nella vittoria e non ritardare le operazioni della grazia, saranno nel modo, e mirsura adattate al soggetto a cui si applicano, ma in genere si ridurranno a far conoscere che l'uomo non deve abbandonarse al naturale fisico, ma che l'ordine morale deve prevalere; gioverà anche arrecar gli esempli dei Santi."
(Direttorio, Volume 13°, pp. 365-367)

"Chi fa viaggio in mare, allorché il mare è tranquillo, gode in singolar maniera di quella calma che regna. Ma in tempo di calma convien saper prevedere le burrasche, che all'improvviso si suscitano. L'attento piloto no dovrà perciò trascurare quei mezzi che atto lo rendono a condurre a salvamento la nave ad onta dell'impeto delle tempeste. Or così un Direttore in tempo di consolazioni cessar non deve di preparar l'Anima ai contrasti, facendo ad essa rilevare, che siccome il valor del piloto in tempo di burrasca segnatamente distinguesi, così ancor noi distinguer ci dobbiamo nel zelo della virtù, allorché la virtù stessa è richiamata alle prove."

(Direttorio, Volume 13°, pp. 372-373)

"Dà l'anima uno sguardo al Crocefisso, e vede il diletto sagrificato per amore."

(Direttorio, Volume 13°, p. 375)
"La Croce, si adunque la Croce regni nel nostro cuore, si manifesti nelle nostre opere, mentre se fuggendo la Croce, e abbandonandosi ai sfrenati appetiti si addiviene miseri, ed infelici, e si patisce senza conforto, nella Croce si troverà pace, e salute."

(Direttorio, Volume 13°, p. 377)

"Öche la scelta del Direttore è frutto di Orazione, e di consiglio; ma trovata poi, che si abbia la guida, nella quale concorrano quelle tre doti, o prerogative indicate nelle parole del Salmo Bonitatem, disciplinam, et scientiam, no deesi variare a talento, e così cader poi in agitazione, e perder la pace."

"Abbiate, O Anima, gran schiettezza, e sappiate, che la sincerità del cuore è la base di vostra santificazione."

"La scala di Giacobbe non v'ha dubbio è un immagine della metodica direzione, che a gradi fa salir l'anima alla perfezione. Di questa però ci serviremo nel seguente paragrafo a condur per mano il Direttore nelle vie di santità; ed avvertasi che tale immagine scritturale giova e per gl'incipienti, e per i proficienti e per i perfetti, che anelano a gradi sempre maggori di perfezione. Giova quindi il richiamare a memoria quella divina allocuzione, colla quale dice il Signore, che l'uomo giusto si propone di ascendere ogn'ora più a magior santità."
(Direttorio, Volume 13°, pp. 382-384)

"Il Direttore che è guida dell'Anima dee conoscere, che l'Anima vuol esser condotta, dirò così, per mano ad adempire la volontà del SignoreÖUn sacro Ministro a cui Iddio affidò I più teneri oggetti dell'amor suo, oh come dee zelare nel procurarne, il vero bene, e factus omnia omnibus, omnes Christo lucrifacere. Attendasi pertanto alla scala gradatoria, che ora si propone."
(Direttorio, Volume 13°, pp. 384-385)

"Il primo grado di questa scala mistica chiamasi grado di separazione, in quanto che il Direttore per radicare il bene in un anima per esempio incipiente separar dee ciò che ne forma in essa ingombro, ed imbarazzo. Un medico che assiste un infermo gravato di su prima ingerenza rileva essere l'occupazione di separare ciò ch'è causa della gravezza del maleÖIn tutto però adempie con carità e posatezza quanto basti a formare dell'infermo un adeguato giudizio."

"Ma a questo primo grado già intanto va in relazione il secondo che chiamasi di proposizione. Il medico all'infermo sa suggerirgli un rimedio più tosto che un altro, e ne adatta la dose, e ne limita più, o meno l'uso, e ne varia se occorra l'applicazione sostituedone un altro. Ora così andrà il Direttore proponendo l'uso di quei mezzi, che facilitano la guarigione, e come il medico con replicate visite esamina, e veglia sul'infermo; così non cesserà il medico spirituale di parlar spesso di cose sante col suo infermo, d'insinguargli l'abborimento al male di produrgli esempj opportuni. Veglierà nell'orazione affine di riuscire nell'intento. Saprà proporgli quelle regole, che scoprono gl'inganni del demonio nemico della conversione delle Anime. Gli proporrà come fa il medico stesso nella sua cura, un metodo di vita proporzionato alle forze di spirito, che ha in adesso l'anima, onde corroborarlaÖIl Diretore la sollevi per lo contrario a sperare in quel Dio, che nella nostra miseria costituisce lo scabello del trono di sua misericordia."

"Su tali traccie vedrà l'anima, che solo a punta di spirito, secondo la frase Salesiana, quanto basta cioè a sostener pazientemente la cura, opera il bene, ed eccoci al terzo grado di questa scala, la Cristiana sofferenza nell'uso dei mezzi proposti."

"Or mentre si vede l'anima a questo grado per la grazia di Dio, e nostra respettiva cooperazione il Direttore la preparerà a far passaggio al quarto grado che consiste nell'operare, e far uso dei mezzi proposti non solo patienter, ma eziandio libenter. Avverta di non esigere però più di quello a cui in presenti l'anima vedasi proporzionata. A gradi a gradi si riuscirà nella compita guarigioneÖSente (l'infermo) intanto gli effetti della pace nel cuore, gusta della mentale orazione, acquita forze di spirito, si destano nobili desiderj, che il Direttore sa poi e regolare, e dirigere, ed ecco che sentendo ognora più la voce del diletto nell'anima, confortata eziandio dall'esterior ministero dal quarto grado di questa scala passa al quinto ch'è inteso nella parola guadenter. Non solo volentieri fa il bene, ma lo fa anche con gaudio, con esultazioneÖ Piange insieme per amore sulla vita passata, cresce il dispiacere di aver disgustato un Dio amabilissimo; ma queste lagrime non restringono il cuore, ma lo dilatano mirabilmente. Già si solleva a pensieri altissimi di Religione, e meditando, va l'anima rintracciando il modo onde vieppiù unirsi a Dio. Ma tutto ciò non si verifica, che per la pratica delle virtù, che per lo studio del Crocifisso, che per via di palme, e di trionfi da riportarsi; e già confortata dalla grazia di Dio l'anima sale al sesto grado che chiamasi d'intrepidezza nell'operareÖ Un monte ho come ha stabili le sue basi; tale è la fermezza, che acquista un anima ben diretta nel servigio di Dio. L'infermo di cui parlavamo giunto a guarigione, e riacquistata la sanità, presenta ilarità non solo, ma eziandio intrepidezza a quella prescrizione di vita, che lo allontana dalle ricaduteÖMa già la fiamma dell'amor di Dio opera cose mirabili, e dalla intrepidezza si passa al settimo grado ch'è appunto il zelo, che acquistasi per la propria perfezione, e perché Iddio sia amato dagli uominiÖ Il zelo è l'ardor della carità. Ma chi può spiegare bastantemente l'aumento di questo ardore in un anima che attende a Dio, che in Dio trova le sue delizie, di Dio è sitibonda, e mentre beve a questa fonte inesausta di ogni bene, sempre più ha sete di amare chi è degno di amoreÖ La guarigione nell'infermo produce il zelo nel render cauti mercé i suoi avvisi tanti, e tanti dei suoi prossimi, onde non cadano nell'infermità da lui sofferta. Il zelo dell'onor di Dio costituisce l'anima in un santo impegno di verificare il testo di Davidde in quel modo si conviene ó Docebo iniquos vias tuas et impii ad te convertentur. Mai lascia o depone frattanto l'arma dell'orazione, conosce l'umana fragilità, e non si fida delle proprie forze. Cuata e vigilante adempie tutto ciò che rendesi necessario ad esser nel numero di coloro, dei quali è scritto: Beatus servus, quem cum venerit Dominus ejus, invenerit sic facientem."

(Direttorio, Volume 13°, pp. 385-389)

"Ama il Signore di condurci, o anima, nella sua cella vinaria, e quivi vuol Egli perfezionarci nell'amor suo, fino ad addivenirne santamente ebrii. Prende Egli l'immagine di una cella per indicarci quanto ami il raccoglimento di spirito, affine di poter gustare di quel vino misterioso, che simboleggia l'amor santo, e divino. Il vino temporale toglie il languore nello stomaco, e rinfranca le forze del corpo; il vino mistico di spirito toglie la languidezza nella vita devota, e ci da forza a mantenerci vigorosi nell'operare il bene. Laddove però il vino temporale esigge moderazione, e sobrietà, il vino celeste desta in noi una brama salutare di addivenire ebrii di esso. Ed oh beato chi sempre in ogni istante del suo vivere mantiene questo interno ritiro nella mistica Cella, e talmente si addestra ad operare con zelo, di cui parlammo poc'anzi, per la gloria di Dio, che mai però dimentica questo luogo santo di celeste mansione, questa Cella avventurata dell'amabilissimo cuor di Dio."
(Direttorio, Volume 13°, p. 390)

"Io so bene che a tal maturità di virtù non si giunge in un giorno; ma questo appunto è ciò, che impegna i nostri cuori a desiderarla con alacrità, e a farne acquisto con zelo. Giunti poi che ne siamo al possesso, ognum ben vede qual vigilanza richiedasi a mantener questa Cella in buon ordine, a perfezionarla, ad abellirla cercando la nostra, e l'altrui santificazione, in che è riposta la legge santa di carità."

(Direttorio, Volume 13°, p. 391)

"Racchiusa l'anima nella mistica Cella si è ben livellata al sistema di pace, ma in questo santo raccoglimento Dio la va alimentando del pane celeste di vita eterna, cibo sostanzioso, che dilata lo spirito, e le rende capace di maggior perfezione. Medita intanto le divine cose, ed in queste trova la sua felicità."

(Direttorio, Volume 13°, p. 392)



L'elemosina:
"Il divino Spirito così disse d'una pia donna che dispensava larghe limosine - Ella aprì le sue mani al bisognoso e stese al povero le sue braccia. Ma che rincompensa ne ricevette? Per verità molte benedizioni che possono legersi nel Sagro Testo; e tra le altre una è questa Et ridebit in die novissimo. Ed ella riderà nell'ultimo giorno cioè a dire quando altri piangeranno, e saranno afflitti nel giorno della lor morte, ella si rallegrerà, e starà contenta."

(L'elemosina, Volume 7°, No. 25, p. 78)



Esercizi: Ricordi:
Nel giorno ultimo degli esercizi si provò che il Cristiano dee sforzarse nel mantenersi ecc. e i ricordi furono
Non disprezzar' le cose piccole
Divozione a Maria
Meditazione frequente della Passione di Gesù Cristo.

(Ricordi, Volume 7°, No. 11/2, p. 27)


La Eucaristia:
"Siccome una fornace fa conoscere l'ardore, ch'essa contiene alle vampe che manda fuori, così questa immensa carità si fa conoscere qualche poco al tempo in cui Cristo istituì questo Sacramento, al modo d'istituirlo, alle difficoltà che superò per questa istituzione. Il tempo fù quell'istesso nel quale gli uomini pensavano a dargli una crudelissima morte, e allora fu ch'egli si dispose a dar loro questo cibo di vita, trovando maniera di rimanersi con noi; quando i suoi nemici più che mai tentavano di levarlo dal mondo pridie quam pateretur.

La maniera per cui ci viene donato è sotto specie di cibo per divenire nostro sì fattamente che come non v'è arte che possa separare dalla nostra sostanza quel nutrimento, così non vi sia ne arte ne forza che possa separarci da Lui.

Superò le difficoltà, mentre prevedendo un cumulo di strapazzi d'irriverenze ecc. pur si dispose a tollerare ogni cosa per giungere ad unirsi colla nostra Anima; e quel ch'è più a questa tolleranza medesima aggiunse i desiderj, e desideri veementissimi, ladove per venir al mondo ad incarnarsi si fece desiderare ed aspettare per tanti secoli ora per venire nel vostro cuore sollecita con brama degna sol del suo cuore."
(Sulla Santissima Eucharistia, Volume 7°, No. 52, p. 166)

"L'altro ufficio che sostiene un fedele mentre sta presente alla Messe è di Offerente. Il figliolo di Dio oh quanto ci ha amato nel renderci così capaci di presentare al Padre il Sangue Prezioso versato per noi. "

"Unus panis, unum corpus multi sumus, omnes qui de uno pane participamos (S. Paolo 2. Cor: 10). Tutti siamo un pane, ed un corpo quei che partecipiamo d'un istesso pane. Dice S. Agostino che Gesù Cristo istituì questo Sacramento sotto la specie di pane e di vino per dinotare che siccome il pane si fà di molti granelli di fermento, i quali si uniscono in uno, ed il vino di molti grappi d'uva, così di molti fedeli che si communicano e partecipano di questo Sacramento si fa un corpo mistico."

"Ecco Gesù vite misteriosa, e noi siamo i tralciÖL'Eucaristia fortifica, dà vigore ecc."

"Nella grotta di Betelemme si rese maestro di disprezzo del mondo; ma in questo tratto di Evangelica istoria si rende maestro di ciò che far dobbiamo, onde esser grati al Signore. Il nostro Cuore è il Cenacolo, e chi partecipa di questa mensa ognora più presenta questa ampiezza di cuore, e adorna questo Cenacolo, ecc."

"Anche colla Comunione spirituale il mio cuore si dilata, s'infervora, s'incoragisce. S'imparano le virtù le più sublimi mentre umiliato sotto le Eucaristiche specie il Signore ci fa conoscere quanto dobbiamo amare la vita interna ecc., l'umiltà, la pazienza, la carità. Ci dimostra quanto egli operi per noi, mentre e prega ecc. Or ecco i gran beni di cui partecipiamo in qualunque rapporto ci consideriamoÖ"

"Redemisti nos domine in sanguine tuo, et fecisti nos Deo nostro regnum, e mentre vedremo Gesù glorioso in Paradiso, nel baciar le sue piaghe ma luminose di gloria oh qual soavità sarà per noi l'imprimer sù d'esse i più teneri baci. Oh mio Signore e chi non vi amerà? Chi non si sentirà rapito dalla carità vostra infinita. Ah cambiateci il nostro cuore cosiché addivenga come la cera che si liquefà d'appresso al focolareÖDal Santo Altare vibrate dardi d'amore al mio cuore; cosiché io non mi sazi di esclamare."

(Messa ó Partecipazione alla Santa Messa, Volume 16°, p. 480-483)


"Volle inoltre un Cenacolo ben preparato Coenaculum magnum, et bene stratum. Ma come direte voi Gesù era nato sulla paglia ecc. ora và a spirare sul Golgota e pur richiede un Cenacolo grande, e ben preparato. Eccone il mistero. Il Signore operava da nostro maestro, e volle perciò indicarci che il nostro cuore dev'essere ampio e ben preparato. Ed oh si scires donum Dei ecc."

(Pensieri sulla Ss.a Eucaristia, Volume 18°, p. 505)

"Allorché il Glorioso S. Filippo Neri ricevé il S. Viatico, nel vedere entrare dentro la sua Camera il SS. Sacramento, con gran gioja e festa esclamò = Ecco l'amor mio ecco l'amor mio ecco l'amor mio. Ah se noi amassimo da vero Gesù Sacramentato ogni volta che noi miriam il SS. Sacramento ossia quando lo vediam esposto sull'altare a publica venerazione ossia quando lo riceviamo nella S. Comunione, esclameremo ancho noi = ecco l'amor mio.

"Nel sapere che in questo giorno si danno al SS. Sacramento tanti onori, nel sapere che viene portato con tanta pompa e con sì solenne apparato per le pubbliche strade processionalmente in tutto l'Orbe Cattolico, noi ancora esclameressimo per la gioja = Ecco l'amor mio che in quest'oggi viene tanto onorato, che da per tutto riscuote omaggio, onore, gloria, e venerazione. Viva sempre ed in eterno il SS. e divinissimo Sacramento. Viva sempre l'amor mio Gesù Sacramentato.

"Ma perché non amiamo con tutto l'affetto del nostro cuore Gesù Sacramentato non formiam verso Gesù Sacramentato questi sensi di tenerezza, di amore e di divozione. Oh Dio e fino a quando sarem noi così ciechi, così insensati, e fin a quando vivrem in questa tiepidezza, e freddezza? Quando sarà che il nostro cuore sarà tutto di Gesù Sacramentato? Quando sarà che tutti ci distruggiamo di amore verso di un Dio che tanto ci ha amati, cha ha voluto lasciare tutto se stesso in quest'ammirabile Sacramento, e giungere perfino a quest'eccesso di farsi cibo perfino delle anime nostre. Ah deh! sia questo il giorno, in cui l'amor di Gesù tironfi in tutti i nostri cuori. Sia questo il giorno, in cui ci diamo tutti a Gesù, come Egli tutto si dona a noi. Via su dunque prima di accostarvi in questa mattina alla S. Comunione, offrite tutto il vostro cuore a Gesù, donatevi tutti a Gesù, e nel mostrarvi la Sacrosanta Particola, ripetete pure per trasporto di affetto come S. Filippo Neri Ecco l'amor mio, ecco l'amor mio. Viva Viva ecc. Ecco che viene dentro di me per consolare l'anima mia, per arricchirmi di tutte le celesti ricchezze, per addivenire una medesima cosa con me. Ecco l'amor mio, oh giorno per me felice, o visita di Paradiso, oh me felice e fortunato.

"Ma come potrò io aver ardire di presentarmi dinanzi a voi, di ricevervi dentro di me voi che siete un Dio d'infinita grandezza, io creatura miserabile, io creatura meschina, verme, io piena di tante imperfezioni. Ah! giacché volete degnarvi di venire dentro di me, purificatemi voi prima l'anima mia; mondatela da tante macchie di peccati, da tanti difetti = a peccato meo munda me."

(Fervorino per la Comunione nella Festa del Corpus Domini, Volume 19°, p. 521-522)


La Gioventù Cristiana:
"Vuole il dovere che l'età giovanile come la più adattata a grandi imprese per la gloria di Dio, a lui tosto si doni."

"Oh quante grazie Dio specialmente concede in gioventù, affinché ben si fondi la casa spirtuale ecc."
(Divozione nella gioventù cristiana, Volume 7°, No. 20, p. 64-65)


La Giustizia:
"1. Render la mercede agli operarj, e i servi esattamente eseguirne i pesi
2. Unirvi un poco di carità essendo i dipendenti i primi poveri, e i servi unirvi benevolenza di cuore
Consiglio ed istruzione morale sui servi, docilità in essi nel profittarne, e fortezza nel non ubbidir mai in ciò ch'è peccato."

(Doveri dei padroni e dei servi, Volume 18°, p. 497)

La Imprudenza:
"Fabricare senza prendere le misure, imbarcarsi senza biscotto sono tutti difetti di providenza che mettono in veduta il sciocco operare di quegli uoimini che si mettono ad un impresa o di necessità o de elezione senza i mezzi convenienti ad ottenerne il fine. Tra i fini che uno si propone alcuni sono particolari un solo è universale. Fini particolari sono lo stato di vita che uno si elegge, l'impiego cui si applica, il buon governo della casa, e della famiglia ogni impresa di qualche considerazione; il fine universale, e principale è la beata felicità per cui tutti siam fatti. Or per venire finalmente al punto. L'imbarcarsi senza biscotto, e il fabricare senza contante altro non è che proporse qual si sia di questi fini senza provvederse di' mezzi che vi bisognano. Ora convien qui rammentarci che nisi dominus aedificaverit domum, in vanum laboraverunt qui aedificant eam."
(Riforma 6, Volume 7°, No. 14, p. 37-38)


Maria:
"Un duplice Amore angustia e addolora il Cuor di Maria. L'amor del figlio innocente e crocifisso le arreca un martirio ineffabile. L'amor dell'uomo peccatore che si redime, le arreca un matirio che non ha pari. A guisa di una nave in tempesta che in mezzo a due venti contrari quindi esposta nell'istesso tempo spinta e risospinta è costretta a stare immobile."

"1. Madre desolata
Madre pietosa; o ch'è lo stesso il duplice affetto e verso Gesù, e verso di noi è veramente quella spada ecc. e la costituisce Regina dei Martiri."

"Ne rimarrete persuasi con riflettere che siccome la spada che in bocca all'Agnello vide Giovanni feriva (Apoc. 1.) a due tagli, così l'acciaro crudele che da Simeone predetto trafisse Maria oltre il trapassarle con dolore acuto lo spirito in ruminando di Gesù le pene le trafisse con dolor tenero il cuore in vederle. Dopo aver Ella seguito lungo tratto Gesù dietro la traccia del suo sangue, piena la mente della triste idea dei di lui strazi, s'apre tra la folla dei suoi nemici la via, e va a prender posto rimpetto a lui, fatta in uno delle crudele scena e spettatrice, e settacolo."

"Ed oh come questa costanza mi porta a rammentarmi della donna forte ecc. Mulierem fortem quis inveniet? Quasi dell'uomo solo sia proprio patrimonio il valore. Ma di Maria ecc. Difficlmente troverem noi in uomini intrepidi peraltro ai vari casi dell'umana vita esempi pari di fortezza a quelli che diede questa gran donna." ...

"Assai più forte Maria sta immobile a pie' della Croce. Voi Angeli della pace piangevate ed Ella sosteneva intrepida la vista del figliolo eran gli occhi pietosi, ma pieni di maestà, era dolente il ciglio ma senza lagrime, affinché alla grandezza di nostre colpe che non puro male corrispondesse l'immensità delle sue pene che fossero puro dolore. Quindi nel punto che per compassione di Gesù redentore se le affacciavano agli occhi minute stille annunziatrici di gemiti, l'amore dell'uomo redento accorreva sollecito ad impedire che non le scorressero per le pupille. L'amor di Gesù le inteneriva el cuore, l'amor dell'uomo le tratteneva il pianto; quello facea che penasse, questo che non si curasse sgravarsi di un dolore che l'uomo amato redimea. Stantem non flentem (Ambrogio). Diede l'eterno Padre con eccesso di carità il suo figlio a noi; diede Maria con impeto di tenera dilezione il proprio figliolo per noi."

(Dolori di Maria SS.a Volume 7°, N° 3, p.7-12)

"Maria prega, Maria intercede. Che altro farem noi in questi giorni se non se applicare I meriti del Divin Sangue? Deh nell'assistere al Divin Sagrifizio pensate al gran bene della redenziones, e grande ne sarà il frutto a prò vostro. O Maria assisteteci in vita, in morte, e siate il nostro gaudio in paradiso."

(Fervorino mariano nella Missione di Supino, Volume 7°, No.36, p. 151)

"Maria ci rende cari a Dio ed al prossimo. Cari a Dio col richiamarci all'alleanza, o confermandola ecc. se già si possiede. Foedereis arca; cari al prossimo col promovere la pace in tutti, insinuando=spirito di compassione, spirito di discrezione, spirito di liberalità vero del prossimo."

(Mese di Maria SS.a, Volume 8°, No. 55/11, p. 184)

"Maria mistica Casa d'oro, e perché degno abitacolo del Divin' Verbo nel gran' mistero ecc. e perché in Lei sono tesori di celesti operazioni, e perché le grazie che noi desideriamo Maria le dispensa.

"Ora conviene a Lei far ricorso; ed oh chi può ridire come il cuor' nostro addiviene una mistica miniera per l'Orazione che ci appresta quel mistico oro della grazia per noi."

(Mese di Maria SS.a, Volume 8°, No. 55/12, p. 185)

"Maria desiderosa che sia conosciuto, amato, glorificato Gesù."

(Mese di Maria SS.a, Volume 8°, No. 55/13, p. 185)

"Maria fù la prima che adorò il gran' mistero della Incarnazione del Verbo, operato nelle viscere Sue, credette all'opera dello Spirito Santo ecc.

"Dice S. Ireneo che quel danno che fece Eva con la sua incredulità, Maria lo riparò con la sua fede.

"Eva, dice Tertulliano perché volle credere al serpente contro di quello che aveva detto Iddio apportò la morte ma la nostra Regina credendo alle parole dell'Angelo sull'essere Vergine Madre recò al mondo la salute."

(Mese di Maria SS.a, Volume 8°, No. 55/15, p. 186)

"Per ogni anima adunque è causa di allegrezza perché ci mostra Gesù; ripara le perdite causate da Eva, intercede per tutti; per tutti è propizia."

(Mese di Maria SS.a, Volume 8°, No. 55/16, p. 187)

"Maria la più amabile, la più amante. Così vuole I suoi figli. Amabili per virtù, onde essere sempre più amati, e sempre più amanti di bene."

(Mese di Maria SS.a, Volume 8°, No. 55/18, p. 188)

"Volendo far' del bene conviene patire. Necessità, utilità, gloria dei patimenti. Ma Maria è consolatrice nostra, perché ci presenta i suoi esempj, ci assicura della sua assistenza; ci anima coi suoi Trionfi,e con la memoria del Paradiso."

(Mese di Maria SS.a, Volume 8°, No. 55/19, p. 188)

"Vuol' Maria che si profitti del prezzo di Redenzione."

(Mese di Maria SS.a, Volume 8°, No. 55/25, p. 190)

"Le lettere del nome di Maria
M - misericordia
A - amor' di Dio
R - remissione dei peccati
I - illuminazione della mente
A - acquisto della grazia e della gloria.

(Mese di Maria SS.a, Volume 8°, No. 55/26, p. 191)

"In hac mansione sette sono i motivi della divozione a Maria SS.a (nell'applicazione delle sette Colonne)
La Creatura la più amata
La Madre di Gesù Cristo
La Creatura che ha più meriti ecc.
La Creatura che è data a noi per Madre
La Creatura ch'è terribile al demonio
La Creatura così venerata nell'ordine di providenza
Gli offici di Avvocata, di Pastora ecc. che per noi esercita.

(Mese di Maria SS.a, Volume 8°, No. 55/27, pp. 191-192)

"O Madre mia Maria deh che un giorno io vi veda in paradiso. Vi sien care le nostre Anime che collochiamo sotto il manto del vostro velevole patrocinio, mentre invochiamo il vostro nome."
(Fervorino alla Madonna delle Grazie, Volume 18°, p. 492)

"Popolo mio ecco cosa dee fare chi si conosce reo del turpe vizio della incontinenza e disonestà. Ricorrere a Maria, e sperar per di Lei mezzo quell'intima penetrazione di dolore, per la quale ci salverà in eterno."

(Esempio mariano, Volume 18°, p. 500)

"Una Madre amorosissima specchio di giustizia, e di santità una madre Avvocata insieme de' peccatori, scala e porta del Cielo, torre munita di difesa, arca dell'alleanza, degli afflitti la consolazione, dei tiepidi il conforto, degli amanti la maestra è il sogetto del nostro dire in questo mese, che a di Lei onore consecriamo. La primavera è la stagione fiorita, e la terra si ricopre di variopinti fiori, e le piante si rivestono di foglie e di frutta, e la natura presentasi in un aspetto vago, e ridente in modo che non possiamo a meno di non esclamare quam magnificata sunt opera tua domine."

"Lungi da noi la colpa, lungi il nemico insidiatore del beneÖcelo e terra risuoni delle lodi di Maria, e fin da ora esclamiamo noi siam figli di Maria. Viva Maria ecc."

(Fervorino per l'inizio del Mese Mariano, pp. 501'502)
"1. Grande nei doni, e prerogative
2. Grande nelle virtù, e nei meriti
Grande nell'autorità, e patrocinio."
(Maria SS.ma, Volume 19°, p. 531)

"Il Verbo Divino fatt'Uomo avea sublimata sopra tutte le Creature la sua SS. Madre onde conveniva che sopra tutte venisse custodita nell'animo, e nel corpo; ma poiche nel Calvario non vi era alcuno degli Apostoli e perche solo Giovanni era stato dolente Spettatore di vilipendj sanguinarj, degli obbrobrj, e de vituperj della Croce, ad esso lui raccomandò l'agonizante Redentore la sua dilettisima Genitrice elegendola successivamente Giovanni per sua Madre."

(Apostoli Pietro e Giovanni, Volume 19°, p. 548)


La Meta Finale:
"Fabrichiamoci dunque una Città e una Casa che metta capo in Cielo. Colà su ognuno abita come il popolo d'Israele al tempo di Salomone Sub ficu sua, et sub vite sua. Ognuno ha casa propria fabricata da lui, ognuno ha giardino da lui piantato. Ma se non pensiamo a buon ora e posatamente alle spese che vi bisgonano sedens prius cogitat come ecc. Ah guai a chi non si addestra in adesso."

(Riforma 6, Volume 7°, No. 14/1, p. 38)

"Se pensa, pensa da Dio, se ama ama da Dio, se opra, opra da Dios; da Dio ha la mente da Dio ha il Cuore, da Dio il braccio, da Dio la voce, da DioÖ oh quanto ancor beggo in questo trasformamento divino!"

(Predica sobre il Paradiso, Volume 7, No. 33, p. 117)


La Santa Missione:
"Ma qual mezzo può esservi più efficace a scuotere iI peccatori dal profondo sonno che li aggrava, ad incoragire i tiepidi, ad animare i pusillanimi a vieppiù santificare i giusti, che il promuover nelle nostre Diocesi le Sante Missioni? Consolatevi o Venerabili fratelli, o figli diletissimi dell'anunzio di pace che l'enunciato ministero vi arreca! Di tutti i Cuori si formerà un Cuor solo nell'adorabile Costato di Gesù Cristo. Il Sangue dell'Innocente Agnello ci riconcilierà coll'eterno divin Genitore, e il fuoco santo del Amore di Dio purgherà così le nostre Anime, che addiveranno fornace ardente di Carità."

"Preparatevi ai Santi Esercizi che riceverete nei giorni di salute che vi annunziamo, cooperate a promuover istancabilmente la maggior gloria di Dio affine di corrispondere alla vocazione Santa del Sacerdozio. Ogni classe di persone sarà coltivata colla voce divina, come meglio vedrassi in pratica, ma principalmente preghiamo Iddio o Venerabili fratelli per noi stessi a cui al termine delle Missioni rimarrà affidata la Vigna di Gesù Cristo rinnovellata dal Celeste Agricoltore, affinché armati in special modo di fortezza e coraggio, si vegghino corrisposte le divine intenzioni di quegli cui honor, et gloria in saecula saeculorum. Amen."

(Notificazione della Missione di Terracina del 1819, Volume 19°, p. 556-558)


Natività di Maria SS.
"E' certo che l'Anima de Maria fù l'Anima più bella che Dio creasse, anzi dopo l'incarnazione del Verbo questa fù l'opera più grande e di se più degna che l'Onnipotente facesse in questo mondo=opus quod solus deus supergreditur."

"Non è per Lei per cui compiesi l'augusto mistero dell'incarnazione dell' Verbo eterno? Non è per Lei che ottenghiamo beneficienze, e favori? Non nasce Ella eletta madre di Dio, ed insiem' madre nostra, nostra mediatrice, nostro rifugio, nostra Avvocata? Oh giorno di esultazione! Oh pensieri di Paradiso ecc. haec dies quam fecit dominus exultemus et laetemur in ea."

"Riflettete però a quel diligentes. Maria vuol ricolmarci col suo nascere di grazia, ma vuol da noi amore, vuole il nostro cuore, i nostri affetti ecc. Li negheremos noi forse a tanta Madre? Ah no ecc."

(Natività di Maria SS., Volume 7°, No. 5, p.16-17)

I Nobili:
"Meditazioni
Buon uso del tempo
Amare, Studiare, Imitare Gesù Cristo
Pace di chi si affezziona a Dio ossia amabilità del divino serviggio."

(Esercizi per i Nobili, Volume 8°, No. 59/3, p. 203)


Il Pentimento:
"Ecco che viene, ed entra dentro l'addolorata amante, e girando in un baleno d'intorno l'occhio acceso, e lacrimoso di primo incontro s'incontra, e vede; ahi vista! Vede fra tutti Gesù, che pur fra tutti solo è l'offeso; solo Gesù le fa buon occhio, le mostra buon cuore. A quel primo sguardo pietoso di Gesù ebbe a morire di puro amore Madalena, e trafitta nel cuore gli cade a piedi, e per non perdere più il suo smarrito, e ritrovato bene ferma per i piedi la sua cara vita, cecidit secus pedes ejus. E quivi a que piedi di Gesù, che fa Madalena, che dice, che cerca, che vuole? Piange, piange, inconsolabilmente piange cecidit ad pedes ejus et coepit flere. Non sa fare altro, che piangere; non può fare altro, che piangere; non pensa ad altro che a piangere; non gusta altro, che piangere; non si mostra viva in altro, che in piangere, et coepit flere. Sospira, singhiozza, geme, tace, e piange, e rinforzando di dentro amore, e dolore trabocca di nuovo in questa piena, e più largamente come se ora incominciasse seguita a piangere, et coepit flere. Chi la motteggia, chi l'insulta, chi la sgrida, chi la burla; e Madalena a nulla bada, bada solo a piangereÖ

"O felici lacrime, o lacrime felici che giunsero a lavare non solo i traviamenti di Madalena ma persino l'adorate piante del celeste Signore. A que beati piedi chiede quel pianto la grazia di tornare al buon sentiero. A que beati piedi la rimette in istrada, e gli merta la pace con Gesù, che è la vera strada. Alza Madalena a que piedi il suo altare, e quivi svenato in lacrime sacrifica il cuore; quivi depone l'amore mondano in trofeo del suo Signore, ed in segno del campato naufragio, quivi con Gesù calpesta il mondo nelli apportati odorosi unguenti aspersi sui piedi, e de suoi capelli che in quel capo profano furono di superbo ornamento, ne fa un umilissimo sciugatojo di que' santissimi piedi.

"Prima uditori, che la Madalena si diparta da quelli piedi adorati, se alcuno di voi abbisognasse di un alto perdono, vada con lei e non già prostrato a que' piedi, ma entri pure con la sua anima entro quel sacro costato, e troverà il cuor del crocifisso Signore prodigo ancor con esso di sue beneficenze. Sapete pure, uditori, che ha viscere di Padre, e di Padre amoroso. Che averete dunque a temere? Accostatevi, itene pure, e confidate, ne più indugiate!"

(Discorso Panegirico Sopra la Madalena Penitente, Volume 16° pp. 450-451)

"Sù avventurata Peccatrice levati sù. Remittuntur peccata tua, vade in pace. O vera pace, o bella pace! Oh! il dolce contento, che ebbe a sentir il cuor di Madalena a questo nome soave: Pace con Dio, o cara pace, o indicibil pace. Felice Madalena sù vade in pace. Pace con voi sì, o mio Signore, ma non già meco. Sù questo stesso altare dei vostri santissimi piedi, ove ho riportata la pace, giuro contro di me la guerra, e giuro che erit in pace amaritudo mea amarissima. Pace con voi sì, o Gesù, ma guerra con me, e con tutto il mondo."

"Sollevasi contro Gesù tutto il popolo di Gerusalemme, se ne dichiarano i nobili, si armano i Scribi congiurano i magistrati, e strepitano i Pontefici: e Madalena? e Madalena amata, ed amante del suo Gesù, per il suo Gesù si mantiene. Uno de suoi discepoli lo tradisce, tutti gl'altri l'abbandonano, e fuggono, e Madalena? e Madalena amata, e amante del suo Gesù, per il suo Gesù si mantiene: Oh amor grande ed invitto di Maddalena! I Sacerdoti l'accusano i tribunali lo condannano; per fin Pietro publicamente lo rinega; e la buona Madalena amata ed amante per il suo Gesù si mantiene. Madalena l'accompagna per le Corti, lo seguita al sanguinoso Calvario, lo conforta ne suoi dolori, l'assiste nella penosa agonia; abbandonato da tutti Madalena non l'abbandona, e in quel traballamento di tutto il Mondo, in quella turbazione de Cieli, in quello scompiglio di stelle, e smarrimento de Pianeti, fra scherni, ed improperj, l'anima grande di Madalena si tenne sempre in piedi con indicibil contento del suo Crocifisso Signore: oh l'amore, la costanza luminosa di Madalena! Madalena l'unge morto, lo veglia seppolto, lo cerca, lo trova, e con festa grande lo publica risorto, né mai si quietò l'addolorata amante, la Santa peccatrice, finché non vidde il suo Signore salito in trionfo al Cielo."
(Discorso Panegirico Sopra la Madalena Penitente, Volume 16°, pp. 452-453)

"Maddalena ella è esempio di una creatura di nostra specie, fragile, di fisica costituzione come voi siete: fu peccatrice: come voi sensibile negli'organi corporei, e vi presenta in cicatrici ricalcate i segni di penitenza e de combattimenti, che le produssero vittorie di immarcescibile gloria e trionfo."

(Discorso Panegirico Sopra la Madalena Penitente, Volume 16°, p. 456)


La Pigrizia:
"Il primo effetto della pigrizia è la sonnolenza verso le Opere buone Pigredo immittit soporem (Prov:19).
Il secondo effetto è una stolta paura o apprensione che pone dei dubj ove non vi sono conforme dice la Scrittura / Pigrum dejicit timor (Prov: 18). Illic trepidaverunt ubi non erat timor. Credono che il servir Dio sia ecc.
Il terzo effetto è la pusillanimità. Il pigro è lapidato con un sasso d fango cioè rimane abbattuto da una difficoltà di niuna importanza= In lapide luteo lapidatus est piger (Eccl: 22).
Il quarto effetto è la velleità Vult, et non vult piger (Prov: 13)."

(Pigrizia, Volume 7°, No. 24, p. 77)


La Preghiera:
"Persuadetevi miei cari...senza la Orazione voi sarete piante infeconde, senza l'orazione voi rimarrete privo di tanti ubertosi ajuti, di tante ubertose grazie che si concedono a chi prega che si compartono a chi si racommanda fervorosamente, senza l'Orazione in fine voi non sarete accetti a questa Sovrana Regina del Cielo, e della terra. Oportet semper orare e numquam deficere."

(Per la Madonna del Carmine, Volume 7°, No. 31, p. 103)

"Tre sono le principali ragioni onde obligo deriva ad ogni Xristiano di far' orazione; ragioni di giustizia, ragioni d'ubbidienza, ragione di carità."

"L'Orazione deve esser fatta con umiltà, fiducia e perseveranza."

(Orazione, Volume 19°, p. 535-537)

"Questa è l'acqua di benedizione, la quale irrigandoci fa rinverdire e fiorire le piante dei nostri buoni desiderj, lava le anime dalle sue imperfezioni, e libera I nostri cuori dalle sue passioni."

(Orazione mentale, Volume 19°, p. 538)


Il Prezioso Sangue:
"L'abuso che si fa oggidì del prezzo di nostra Redenzione, e l'urgenza di dare un continuato compenso al Divin Redentore per le ingratitudini degli uomini, esigge che i devoti, ed amanti di Gesù si occupino a promovere l'adorazione perpetua del divino Prezioso Sangue del Salvatore. Dodici Chiese che nei diversi Circondarj praticassero successivamente il mese consecrato ai misterj di nostra Redenzione, andrebbero a verificare que sacro culto di compensazione che si brama, affine di placare il Signore, sdegnato per I nostri peccati."

(Empti enim pretio magno, Volume 12°, No. 67, p. 252)

"L'adorare o fedeli il prezzo inestimabile di nostra redenzione è l'oggetto il più tenero che possiam' noi proporci! Da questo ne sono a noi derivati I tesori della Sapienza, e della Santificacione; da questo la liberazione dalle pene infernali, per quanto è dall'amor' di Gesù, e il poter' possedere, in virtù del Divin' Sangue, la gloria santa del Cielo! ÖE' giusto pertanto, o fedeli, che a compensare le ingratitudini degli uomini, consecriamo il presente mese alle Adorazioni del Divin' Sangue, e per Esso inteneriamo I nostri Cuori.

"Mercé l'applicazione di questo inestimabile prezzo, onde siamo redenti, trovi l'anima peccatrice sacro, e religioso motivo, onde sperare misericordia, e perdono; il penitente abbia in Esso eccitamento a crescere nelle Virtù, e Santità; e finalmente il giusto zelo ardentissimo di salvare Anime al Signore."

(Eccitamento per il mese del Divin Sangue, Volume 16°, p. 442)

"Gesù, popolo dilettissimo, è adunque il nostro diletto tutto candido, e rubicondo. Candido, perché candore essenziale, rubicondo per il Divin' SangueÖOvunque io fissi la mente non rammento, ne vedo che SangueÖ Le piaghe dei piedi, delle maniÖ il Capo coronato di SpineÖ l'aperto Divin Cuore omnia ad redamandum nos provocantÖ Adstate, adunque, usiam' pure le parole della Chiesa, nell'Inno della Passione di Gesù Cristo, adstate maerentes Cruci, pedes beatos ungiteÖ lavate fletu, tergite comis, et ore lambite. O Gesù mio, deh accettate gli ossequj di questo santo mese, in compenso di tante iniquità degli uomini; e mentre il nemico del bene cerca allontanar' la rimembranza del vostro amore dalla mente dei figli di Adamo, la divozione del Divin' Sange le Anime nostre avvicini al votro Cuore divino Ö La nostra mente sempre adunque si occupi a ponderare i misterj della vostra carità, il nostro cuore ad amarne l'applicazione; i sentimenti del corpo a presentarne i trionfi a nostra, e ad altrui santificazione; e cosìsia indelebile in noi la memoria dell'inestimabile prezzo, onde siam' riscattati."

(Eccitamento per il mese del Divin Sangue, Volume 16°, pp. 443-444)

"Quanto grande è stato il desiderio, ch'ebbe Gesù in tutta la sua vita mortale di spargere il suo Sangue per la Redenzione del Mondo, altrettanto ardente è il suo desiderio, che tutti se ne approfittino, che tutte le Anime ne siano partecipi. Onde invitandoci a questo fonte di Misericordia ci dice: Bibite ex hoc omnes. Ed aprendo nelle sagratissime sue Piaghe 4. fonti, come dice S. Bernardo, fonte di Misericordia, fonte di Pace, fonte di Divozione, fonte di Amore tutte le Anime ivi chiama a dissetarsi. Si quis sitit veniat ad me. E perché infatti ha istituiti i S. Sagramenti che sono come i canali, per i quali ci si comunicano i meriti di questo Preziosissimo Sangre? Perché l'offre di continuo all'Eterno





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Testi di S.Filippo Neri

Testi di S.Filippo


Sull'amore a Cristo e a Dio

A questo fine diceva spesso che non si cercasse altro che Christo, dicendo spesso: Chi vuol altro che Christo non sa quel che vole, e chi vuole altro che Christo non sa quel che domanda. Diceva ancora: Vanitas vanitatum et omnia vanitas, se non Christo (ricordo n.45 del Maffa)

Di più diceva che era tanto utile e necessario questo staccamento dalle cose terrene per servire a Dio, che se havesse avuto diece persone veramente staccate e che non volessero altro che Christo, gli bastava l'animo di convertir tutto il mondo (ricordo n.49 del Maffa)

Se l'anima ha da Dio l'esser perfetto,
sendo, com'è, creata in un istante,
e con mezzo di cagion cotante
come vincer la dee mortal oggetto?

Là 've speme, desio, gaudio e dispetto
la fanno tanto da se stessa errante,
sì che non veggia, e l'ha pur sempre innante,
chi bear la potria sol con l'aspetto.

Come ponno le parti esser rubelle
ala parte miglior, né consentire?
e quella servir dee, comandar quella?

Qual prigion la ritien, ch'indi partire
non possa, e alfin col pie' calcar le stelle;
e viver sempre in Dio, e a sé morire?

Sull'equilibrio umano
Et per instruir meglio i suoi figlioli spirituali nello stato della discrezione, dicea che non bisognava fare ogni cosa in un giorno, et che non si diventa santo in quattro dì, ma a poco a poco, di grado in grado. (ricordo n.14 del Maffa)
Essortava ancora a fugire ogni sorta di singularità e voler mostrare di essere e fare di più degli altri, e per questo diceva spesso che non gli piacevano queste estasi o ratti in pubblico, come cosa pericolosissima, e che chi vole volare senza ale bisogna pigliarlo per i piedi e tirarlo in basso. (ricordo n.25 del Maffa) Come lei sa la poesia è faticosa alla testa e per conseguenza non può partorire sanità, generando humore malenconico et altri mali quali detto Padre dice havere cognosciuto in molti che hanno atteso a simile esercitio… (parole riportate da p.Fedeli, portavoce di S.Filippo Neri presso Giovenale Ancina, convalescente da una grave malattia)
Io Filippo Neri sopraintendente affermo non solo quanto di sopra, ma è molto più bisognerà crescere nelle spese, accrescendo il popolo e la divotione (lettera nell'Archivio di S.Giovanni dei Fiorentini con cui Filippo chiede più soldi alla “nazione fiorentina”).

E' proverbiale l' episodio nel quale una madre porta a S.Filippo Neri la figlia che afferma di vedere i santi e la Madonna; S.Filippo la guarda negli occhi ed esclama: “Che si sposi!”

Non giudico atto a questo offitio il p.Giovanni Francesco Bordini, quale, se bene ha di molte belle parti e virtù, che ne deve rendere gratie a Nostro Signore Iddio, l'ho trovato sempre duro et di proprio parere, monstratolo in particolare nel volere vencere di comprare le case delle monache contro mio volere et senza necessità; il che, oltra al havere comprato case vecchie et muraglie fracide…

(inoltre a S.Giovanni dei Fiorentini) si stava colle porte aperte, de sorte che la chiesa era impraticabile et a forestireri et a noi di casa, pel freddo grande et vento che entrava per tutto. Si che, non havendo imparato, tra l'altre virtù ch'ha, d'obedire et de credere troppo al suo parere et giudicio, non è atto a comandare né governare…

Né meno reputo atto a questo governo il p.Antonio Talpa, che anco egli è troppo affetionato alle sue opinioni, senza cedere all'altrui quantunche migliore siano: come mostrò per voler fare un disegno de cavar acqua, quando si incomenzò a fabricare, nel che nacque et spesa et inconvenienti in casa… (dalle Disposizioni del 1585, quando era stata da poco annessa l'Abbazia di S.Giovanni in Venere e si stava per aprire la filiale di Napoli)

Sul rapporto con i Papi

Il signor Cardinale si fermò poi sino a doi hore di notte, e disse tanto bene di vostra Santità, più di quello che mi pareva, essendo ella Papa, dovrebbe essere l'istessa humiltà. Christo, a sett'hore di notte, si venne a incorporare con me, e vostra Santità guarda che la venisse, pur una volta nella nostra chiesa. Christo è huomo et è Dio, e mi viene, ogni volta che io voglio, a visitare; e vostra Santità è huomo puro, nato d'un huomo santo e da bene; esso nato da Dio Padre. Vostra Santità nato dalla signora Agnesina, santissima donna; ma esso nato dalla Vergine delle Vergini. Harei che dire, se volessi secondare la collera che ho. (dalla lettera che Filippo malato scrisse negli ultimi anni al Papa Clemente VIII, rimproverandolo di non essere ancora venuto a trovarlo; il Papa, suo carissimo amico, mandò a rispondere, fra l'altro: “Del non essere venuta a vederla, dice che Vostra Reverentia non lo merita, poiché non ha voluto accettare il cardinalato, tante volte offertoli… Et quando Nostro Signore la viene a vedere, lo preghi per lui et per i bisogni urgenti della Christianità”)

Sull'amore ai fratelli

Per questo diceva spesso che il lasciare i suoi gusti per aiuto del prossimo, cioè spirituali, era atto di gran perfezione et era lasciar Christo per Christo (ricordo n.53 del Maffa)

Soleva dire alle persone che andavano a servir gli infermi degli hospedali o a far altra simil opera di charità che non bastava far il servitio semplicemente a quello infermo, ma che bisognava, per farlo con maggior charità, imaginarsi che quello infermo fosse Christo e tener per certo che quello che faceva a quell'infermo lo faceva all'istesso Christo e così si faceva con amore e maggior profitto dell'anima (ricordo n.40 del Maffa)

…diceva che per essere perfetto non basta a obedire et honorare i superiori, ma bisognava honorare gli uguali et inferiori (ricordo n.24 del Maffa)
Sulla grazia
Signore, non aspettar da me se non male e peccati; Signore, non ti fidar di me, perché cadrò al certo, se non m'aiuti (ricordo n.42 del Maffa)

Sull'umiltà

Diceva ancora che per arrivare alla perfettione della vita spirituale e per acquistare perfettamente il dono dell'humiltà sono necessarie quattro cose, cioè: spernere mundum, spernere nullum, spernere se ipsum, spernere se sperni (ricordo n.3 del Maffa)

Sulla gioia

Voleva ancora che le persone stesser alegre dicendo che non gli piaceva che stessero pensose e malinconiche, perché faceva danno allo spirito, e per questo sempre esso beato Padre, ancora nelle se gravissime infermità, era di viso gioviale et allegrissimo, et che era più facile a guidare per la via dello spirito le persone alegre che le malinconiche (ricordo n.33 del Maffa)

Non gli piacevano gli scrupoli, come cose che inquietano assai la conscientia, et per questo molte volte da chi gli voleva dire in confessione, non voleva sentirle (ricordo n.35 del Maffa)

Raccomandava a tutti la quiete della conscientia e per questo a un certo suo proposito disse una volta che quando la persona volesse fare qualche voto cercasse di farlo condizionato: se potrò, se mi si ricorderà, o in altro simil modo (ricordo n.34 del Maffa)

Diceva ancora che doppo le tentationi non bisognava starvi a discorrere se la persona haveva consentito o no, perché molte volte per simili pensieri solevano tornare le medesime tentazioni (ricordo n.91 del Maffa)

Amo, e non posso non amarvi, quando
resto cotanto vinto dal desio
che 'l mio nel vostro, e 'l vostro amor nel mio;
anzi ch'io 'n voi, voi 'n me ci andiam cangiando.

E tempo ben saria veder il quando
ch'alfin io esca d'esto carcer rio,
di così folle e così cieco oblio,
dov'io mi trovo, e di me stesso in bando.

Ride la terra e 'l cielo e l'ora e i rami,
stan quieti i venti, e son tranquille l'onde,
e 'l sol mai si lucente non apparse.

Cantan gli augelli: Chi dunc'è che non ami
e non gioisca? Io sol, che non risponde
la gioia alle mie forze inferme e scarse.


Sulla preghiera

Diceva ancora che non si domandasse mai al Signore una gratia assolutamente, come la sanità o altra simil cosa, ma sempre con conditione se gli piace o se è per il meglio (ricordo n.36 del Maffa)

Sulle virtù e i vizi

Essortava tutti spessissime volte con infocati raggionamenti alla virtù della castità, dicendoli: Si guardino li giovani dalla carne e li vecchi dall'avaritia (ricordo n.64 del Maffa)

Sulla preghiera e il padre spirituale

…diceva che non ci era cosa che il demonio havesse più a male quanto l'oratione (ricordo n.74 del Maffa)

Diceva anche che non bisognava mai fidarsi di se stesso, ma consigliarsi sempre con il padre spirituale e raccomandarsi all'oration di tutti (ricordo n.85 del Maffa)

Diceva poi a tutti quelli che desideravano la salute dell'anima loro che avanti si eleggessero un confessore ci pensassero bene, ma poi che l'havessero preso non lo lasciassero mai e gl'havessero grandissima fede, conferendogli ogni minima cosa, perché il Signore non lo lascerà mai errare in cosa che fusse per la salute dell'anima loro (ricordo n.109 del Maffa)
Sulle sofferenze altrui
Avvertiva ancora che quando una persona andava a visitare un infermo non facessi del profeta con dire che l'infermo morirebbe overo non morirebbe, perché diceva che vi erano state persone che havevano detto che un infermo sarebbe morto, e poi quando guariva gli rincresceva che fusse guarito perché la profezia non era riuscita (ricordo n.107 del Maffa)

Diceva anche che quando si andava a raccomandar l'anima di alcun moriente che un bonissimo aiuto era a pregar per quell'anima e che bisognava dile poche parole et di raro (ricordo n.139 del Maffa)
Sull'aridità
Diceva ancora che le persone spirituali dovevano esser designate tanto a sentire i gusti di Dio come a stare in aridità di spirito et della devotione tutto quello tempo che piace a Dio, non si lamentando mai di cosa alcuna (ricordo n.139 del Maffa)

Sui sacerdoti

Consigliava alli sacerdoti, massime che vivono in comune, che cercassero in quanto fusse possibile di non haver niente in particolare in sacrestia e gli diceva che non havessero mai hora particolare, né altare, né altra cosa, ma che dicessero la messa quando erano chiamati e dove erano mandati (ricordo n.106 del Maffa)

sexta-feira, 9 de novembro de 2012

EXPLICAÇÃO DA SANTA MISSA pe. Martinho de Cochem . Todos nós, sacerdotes, quer sejamos pecadores quer santos, quando celebramos a Santa Missa não somos nós próprios. ORAÇÕES AO SANGUE DE CRISTO


EXPLICAÇÃO DA SANTA MISSA pe. Martinho de Cochem


EXPLICAÇÃO DA SANTA MISSA pe. Martinho de Cochem


VI. NA SANTA MISSA, JESUS CRISTO RENOVA SUA VIDA

Entre as coisas que encantam os sentidos, o teatro deve ser colocado em primeiro lugar.

Os homens acham-lhe tal prazer que gastam, para assistir às representações teatrais, muito tempo e muito dinheiro.

Se quiséssemos considerar, atentamente, os grandes mistérios da Missa e persuadir-nos que Jesus Cristo se aproxima do altar como ornado de suas vestes de festa, para aí reproduzir, à nossa vista, as cenas de sua vida maravilhosa, correríamos para a igreja ao primeiro toque do sino.

Mas, oh! loucura do mundo, quantos preferem jogar os bens aos comediantes a assistir à santa Missa, onde riquíssima recompensa é concedida a todo e qualquer espectador piedoso!

Responder-me-ás, talvez, caro leitor: "Não é de admirar que as pessoas frívolas prefiram assistir à comédia; querem distrair-se, e, na santa Missa, nada lhes encanta os olhos e os ouvidos".

Oh triste cegueira! Se essas pessoas superficiais tivessem os olhos da fé, gozariam da santa Missa profundamente, porque é o resumo da vida do Salvador e a reprodução de todos os seus mistérios. Não é somente uma representação poética de fatos passados, como seria um drama; é uma repetição verídica do que Jesus Cristo fez e sofreu sobre a terra.

Com efeito, na santa Missa, temos diante de nós o divino Menino, envolto em panos, como o acharam os pastores, qual os Magos vieram adorar, e qual Maria Santíssima colocou nos braços do velho Simeão. O mesmo divino Infante repousa sobre o altar e espera nossas homenagens e nosso amor. Ao Evangelho, esse mesmo Jesus repete-nos sua doutrina pela boca do sacerdote, com o mesmo proveito para a alma crente, que se lhe viesse dos próprios lábios.

Vemo-lo fazer um milagre maior que o de Caná, porque é mais admirável mudar o vinho em sangue, do que a água em vinho. É a renovação da última Ceia e de sua morte na Cruz. As mãos dos algozes não o atingem, porém as do sacerdote oferecem-no, como vítima expiatória, ao eterno Pai.

Aquele que sabe tirar proveito da santa Missa, pode receber dela o perdão dos seus pecados e a abundância das graças celestes.

"Toda a vida de Cristo, diz S. Dionísio, o Cartucho, não foi mais do que uma Missa solene, em que foi Ele o templo, o altar, o sacerdote e a vítima" (Vida sacerdotum, Antwerpiae, Vostermann, 1751).

Na verdade, Jesus Cristo revestiu-se das vestes sacerdotais no santuário do seio materno, onde nos tomou a carne e com ela a vestimenta da nossa mortalidade. Saiu desse santuário na noite sagrada do Natal e começou o "Introito", entrando no mundo. Entoou o "Kyrie eleison", lançando os primeiros vagidos no presépio; o "Glória in excelsis" foi entoado pelos Anjos, quando apareceram aos pastores, e, convidando-os a misturar seus louvores com os deles, conduziram-nos ao berço do recém-nascido.

Jesus disse a "Coleta" em suas vigílias noturnas, onde implorava a misericórdia divina para nós. Leu a "Epístola", quando explicava Moisés e os profetas, demonstrando que os tempos eram findos. Anunciou o "Evangelho", quando percorria a Judéia a pregar a boa nova. Fez o "Ofertório", quando, no mistério da apresentação, ofereceu-se a seu Pai pela salvação do mundo. Cantou o "Prefácio", louvando, por nós, a Deus sem cessar e agradecendo-lhe os benefícios.

O "Sanctus" foi entoado pelos hebreus, no dia de Ramos, quando, na entrada de Jesus em Jerusalém, clamavam: "Bendito seja aquele que vem em nome do Senhor! Hosana ao Filho de David!"

A "Consagração", o Salvador efetuou-a na última Ceia, pela transformação do pão e do vinho em seu Corpo e em seu Sangue. A "Elevação" realizou-se, quando foi pregado na Cruz, elevado nos ares e exposto em espetáculo aos olhos do mundo. O "Pater Noster", Jesus o disse na Cruz, pronunciando as sete palavras. A "fração da Hóstia" cumpriu-se, quando sua alma santíssima separou-se de seu corpo adorável. O "Agnus Dei", o centurião o disse no momento em que exclamou: "Verdadeiramente, este homem é o Filho de Deus!". A santa "Comunhão" foi o embalsamamento e a sepultura. A "bênção" no fim, Jesus a deu no monte das oliveiras, estendendo as mãos sobre os discípulos na ocasião da ascensão.

Eis a Missa solene celebrada por Jesus Cristo sobre a terra!

Ordenou que seus apóstolos e, depois deles, todos os sacerdotes, dissessem esta Missa, cada dia, ainda que mais resumida.

Somos, pois, tão favorecidos, e talvez mais do que os que viveram no tempo de Jesus. Eles ouviram uma única Missa, cujas partes foram celebradas em longos intervalos, enquanto nós podemos, cada dia, assistir a muitas e recolher, em pouco tempo, os frutos de toda a vida do Salvador.

Caro leitor, repassa, muitas vezes em teu espírito, a utilidade do santo Sacrifício da Missa, onde Jesus Cristo te faz participar dos méritos infinitos de sua santíssima vida e de sua paixão. Se fosse tão fácil adquirir bens temporais, não perderíamos um instante e não pouparíamos trabalho. Como, pois, somos tão pouco diligentes, quando se trata das riquezas eternas e dos tesouros que nem a ferrugem nem os ladrões podem nos arrebatar?



VII. NA SANTA MISSA, JESUS CRISTO RENOVA A SUA ORAÇÃO

"Temos, por advogado, junto ao Pai, Jesus Cristo, que é justo e santo; porque é a vítima de propalação por nossos pecados" (I Jo., 2, 1).

De certo é consoladora garantia de nossa Salvação, termos por advogado o próprio Filho de Deus, o Juiz dos vivos e dos mortos! Mas onde e quando Jesus Cristo desempenhou este ofício?ler...

Todos nós, sacerdotes, quer sejamos pecadores quer santos, quando celebramos a Santa Missa não somos nós próprios.


44Sacerdote para a Santa Missa

Convém recordar, com importuna insistência, que todos nós, sacerdotes, quer sejamos pecadores quer santos, quando celebramos a Santa Missa não somos nós próprios. Somos Cristo, que renova no altar o seu divino Sacrifício do Calvário. A obra da nossa Redenção cumpre-se continuamente no mistério do Sacrifício Eucarístico, no qual os sacerdotes exercem o seu principal ministério, e por isso recomenda-se encarecidamente a sua celebração diária pois, mesmo que os fiéis não possam estar presentes, é um acto de Cristo e da sua Igreja .

Ensina o Concilio de Trento que na Missa se realiza, se contém e incruentamente se imola aquele mesmo Cristo que uma só vez se ofereceu Ele mesmo cruentamente no altar da Cruz... Com efeito, a vítima é uma e a mesma: e O que agora se oferece pelo ministério dos sacerdotes, é O mesmo que então se ofereceu na Cruz, sendo apenas diferente a maneira de se oferecer.A assistência ou a falta de assistência de fiéis à Santa Missa não altera em nada esta verdade de fé. Quando celebro rodeado de povo, sinto-me satisfeito, sem necessidade de me considerar presidente de nenhuma assembleia. Sou, por um lado, um fiel como os outros, mas sou, sobretudo, Cristo no Altar! Renovo incruentamente o divino Sacrifício do Calvário e consagro in persona Christi, representando realmente Jesus Cristo, porque lhe empresto o meu corpo, a minha voz e as minhas mãos, o meu pobre coração, tantas vezes manchado, que quero que Ele purifique.

Quando celebro a Santa Missa apenas com a participação daquele que ajuda à Missa, também aí há povo. Sinto junto de mim todos os católicos, todos os crentes e também os que não crêem. Estão presentes todas as criaturas de Deus - a terra, o céu, o mar, e os animais e as plantas -, dando glória ao Senhor da Criação inteira.
http://pt.escrivaworks.org/book/amar_a_igreja-ponto-44.htm

ORAÇÕES AO SANGUE DE CRISTO

Oraciones victoriosas
ORAÇÕES AO SANGUE DE CRISTO
En la parte final de este folleto se colocan algunas de las oraciones que el Señor llama Victoriosas por llevar consigo asegurada la contra el mal si las rezamos con fe, amor y constancia, especialmente en los momentos de lucha y combate espiritual.
1. Sangre de Cristo protégeme; amor de Cristo protégeme; manto de María, cúbreme.
Señor, establece con el poder de Tu Sangre Redentora una muralla de defensa a mi alrededor, una muralla entre mí y el mal y que el poder de Tu Sangre cubra hasta el más mínimo resquicio por donde el demonio quiera colarse. Te entrego, Señor, el combate contra Satanás en el día de hoy.
Virgen María, extiende tu manto divino sobre mí; pon tus manos sobre mi cabeza y clama, Madre, por una nueva efusión del Espíritu Santo sobre mi vida (sobre nuestras…) para que yo pueda ver la verdad y omitir el mal en mi existencia.
2. Señor, queremos proclamar el poder de la Sangre Redentora de Cristo sobre nosotros, para que caiga como torrente poderoso pisando, aplastando, aniquilando y alejando para siempre las fuerzas del mal que nos rodean. Que tu preciosa Sangre, Señor Jesús, sea hoy y siempre, escudo y fortaleza contra los que choquen las fuerzas de nuestro adversario, el león rugiente que busca devorarnos; que yo sepa resistirle firmen la fe (1 Pedro, 5-8).
3. Cúbreme, Señor Jesús, con la ola de misericordia de Tu amor y revísteme de la coraza de Tu fuerza y Tu poder. San Pablo nos habla de “ponernos la Armadura de Dios para poder resistir las maniobras del diablo. Porque nuestra lucha no es contra fuerzas humanas, sino contra los gobernantes y autoridades que dirigen este mundo y sus fuerzas oscuras. Nos enfrentamos con los espíritus y fuerzas sobrenaturales del mal”. Nos pide el apóstol Pablo que nos hagamos robustos en el Señor “con su energía y su poder”; que “nos pongamos la Armadura de Dios, para que en el día malo podamos resistir y permanecer firmes a pesar de todo” (Ef 6, 10).
4. Ayúdame, Señor Jesús, a proclamar contínuamente la fuerza de tu Redención y el poder de tu gloriosa Resurrección y, y de esta manera, ninguna fuerza maléfica podrá acercárseme.
5. Sangre de Cristo protégeme; amor de Cristo protégeme; manto de María cúbreme. Coro de ángeles, establezcan a nuestro alrededor una muralla de defensa entre nosotros y el mal. Ángel de mi guarda, acompáñame y defiéndeme. San Miguel Arcángel, defiéndeme del maligno que me acecha; ponte a las puertas de este lugar, al lado de cada uno de nosotros y aplasta la cabeza de Satanás que nos acecha; él es el “mentiroso y asesino” desde el principio. Que sepa yo escuchar esa palabra de Dios que nos dice: “Resistan al diablo y huirá de ustedes” (Sant 4, 7). Ya Jesús les había dicho a sus Apóstoles en el Huerto de los Olivos: “Estén despiertos y oren para que no caigan en tentación, ya que el espíritu es animoso, pero la carnes es débil”. (Mc 14, 28)
6. Te pido, Jesús, amado del Padre, --a quien Él mira con cariño— que derrames la plenitud de tu Espíritu Santo con fuerza y poder arrolladores sobre todos nosotros, tus hijos de esa casa (este grupo, de esta comunidad, de este equipo…) para que, cubiertos con Tu sombra, seamos libres de toda asechanza del mal y así todos los caminos queden libres y expeditos para caminar detrás de tus pasos, Señor.
7. Proclamo el nombre poderoso y victorioso de Jesús de Nazareth y el nombre poderoso y victorioso de María, Virgen y Madre, y la paz se hará presente y la fuerza del Espíritu Santo se hará sentir en medio de mi vida; huirá toda tristeza y el gozo llenará mi corazón. Invoco también tu tutela maternal, María, y el enemigo infernal huirá; se abrirán caminos y puertas a la acción del Espíritu Santo en nosotros y en nuestros familiares. La presencia arrolladora de este espíritu se hará sentir organizando y solucionando situaciones y problemas de toda índole. Que la luz de Tu Espíritu llegue a mí clara y radiante.
8. Establezco –con el poder de la Sangre Redentora de Cristo—un cerco de protección sobe mi cabeza y sobre todo mi ser para que toda onda sonora y cualquier radiación que pueda venir sobre mí (ya sea de poder mental, ya sea de cualquier fuerza del mal) choque contra ese cerco, rebote y se diluya para siempre. Gracias, Padre Santo, pues sé que cuanto te voy pidiendo en nombre de Tu Hijo Jesucristo, y de acuerdo a su santa voluntad, Tú me lo concedes. <<Pidan y recibirán, busquen y encontrarán, llamen y se les abrirá…”>> nos dijo el Señor. Gracias por escucharme, Padre amado.
9. Proclamamos, Señor Jesús, el poder glorioso de Tu Resurrección sobe nuestras mentes para que sean despejadas de todo obstáculo que como personas, ponemos al Señor, y que imposibilita la entrega y sumisión al plan divino. Proclamamos, Señor Jesús, el poder de Tu gloriosa Resurrección sobre nuestras vidas, para que penetre en nosotros como en una nueva vida, una vida restaurada en plenitud, para que, sintiendo dentro de nosotros Tu amor, este amor nos posea y nos transforme en verdaderos instrumentos de Tu gracia y de Tu amor.
10. Señor, danos el poder de Tu Santo Espíritu para realizar esta oración, este encuentro, para realizar lo que Tú nos pides que hagamos por nuestros hermanos, para llevar a feliz término esta misión. Señor, danos Tu fortaleza para vencer. Señor, danos Tu fortaleza para llegar al final de esta misión (de esta oración, de este día, de este encuentro, de…). Señor, danos Tu fortaleza para triunfar y así reconstruir Tu Reino, el Reino de la luz, del amor y de la paz.
Señor, danos Tu sabiduría para combatir las fuerzas del mal. Señor, danos Tu sabiduría para hablar en Tu nombre. Señor, danos Tu sabiduría para transmitirte a nuestros hermanos.
Tú eres Jesús, la Luz del Mundo. Donde entra Tu luz hay verdad. Despeja nuestras mentes y acláranos todas las cosas. Tú eres, Jesús, la Luz del mundo y la luz de este lugar (de este momento, de esta misión, de este encuentro, de…).
11. Pido la protección especialísima del Señor sobre mi vida para que la fuerza y el poder de Dios vengan sobre las personas o situaciones que voy a liberar (o sobre esta oración que voy a hacer, o sobre esta entrevista que voy a tener, o sobre…) implorando, Señor, Tu presencia, Tu poder, Tu fuerza como escudo protector que descenderá sobre mí, y así toda la fuerza del mal quedará destruida al chocar contra la coraza de Tu amor sobre mi propia vida.
12. Señor, revísteme de la coraza de la valentía que tuvo Jesús para acogerse a su pasión, para aceptarla y enfrentarla con gran amor hacia sus enemigos; de esta manera se irán afinando más y más las armas de combate que debemos usar contra el enemigo infernal. Haz, Jesús, que poco a poco acepte aquellas palabras tuyas que tan duramente suenan hoy en muchos oídos: <<Si alguno quiere seguirme, que se niegue a sí mismo, que cargue con su cruz de cada día y me siga>> (Lc 9, 23).
13. Ante las tentaciones y situaciones difíciles, que el Espíritu Santo venga en nuestra ayuda. Digamos: “Señor Jesús, envía Tu Espíritu sobre mí. Dame una nueva efusión de Tu Espíritu y que éste Tu Espíritu, me dé la fortaleza, la valentía y la luz para seguirte. Ven, Espíritu Santo”.
14. Virgen María, me consagro a tu corazón inmaculado para que seas mi refugio constante en todo momento, y especialmente en los ataques fuertes del mal.
15. Señor, que Tu misericordia nos proteja como bloque poderoso contra el cual choquen y se destruyan todas las fuerzas del mal.
16. Revíseme, Señor, con Tu poder para que con él desaloje el mal que me embestirá cada día. Revísteme, también, Señor, con la coraza de Tu amor misericordioso para que pueda pronunciar Tu nombre con verdadero deseo de ser amparado por Ti, por Tu poder, y fortalecido con Tu fuerza para dar combate incesante al enemigo.
17. Sangre de Cristo, protégeme; amor de Cristo, protégeme; manto de María cúbreme.
18. Por la señal de la Santa Cruz +, de nuestros enemigos +, líbranos Señor Dios nuestro +.
En el nombre del Padre, del Hijo y del Espíritu Santo. Amén.
Bendíceme, Señor, y úngeme con Tu bendición, librándome así del asecho del mal. Amén.