Testi di S.Filippo
Sull'amore a Cristo e a Dio
A questo fine diceva spesso che non si cercasse altro che Christo, dicendo spesso: Chi vuol altro che Christo non sa quel che vole, e chi vuole altro che Christo non sa quel che domanda. Diceva ancora: Vanitas vanitatum et omnia vanitas, se non Christo (ricordo n.45 del Maffa)
Di più diceva che era tanto utile e necessario questo staccamento dalle cose terrene per servire a Dio, che se havesse avuto diece persone veramente staccate e che non volessero altro che Christo, gli bastava l'animo di convertir tutto il mondo (ricordo n.49 del Maffa)
Se l'anima ha da Dio l'esser perfetto,
sendo, com'è, creata in un istante,
e con mezzo di cagion cotante
come vincer la dee mortal oggetto?
Là 've speme, desio, gaudio e dispetto
la fanno tanto da se stessa errante,
sì che non veggia, e l'ha pur sempre innante,
chi bear la potria sol con l'aspetto.
Come ponno le parti esser rubelle
ala parte miglior, né consentire?
e quella servir dee, comandar quella?
Qual prigion la ritien, ch'indi partire
non possa, e alfin col pie' calcar le stelle;
e viver sempre in Dio, e a sé morire?
Sull'equilibrio umano
Et per instruir meglio i suoi figlioli spirituali nello stato
della discrezione, dicea che non bisognava fare ogni cosa in un giorno, et che
non si diventa santo in quattro dì, ma a poco a poco, di grado in grado.
(ricordo n.14 del Maffa)
Essortava ancora a fugire ogni sorta di singularità
e voler mostrare di essere e fare di più degli altri, e per questo diceva spesso
che non gli piacevano queste estasi o ratti in pubblico, come cosa
pericolosissima, e che chi vole volare senza ale bisogna pigliarlo per i piedi e
tirarlo in basso. (ricordo n.25 del Maffa) Come lei sa la poesia è faticosa alla
testa e per conseguenza non può partorire sanità, generando humore malenconico
et altri mali quali detto Padre dice havere cognosciuto in molti che hanno
atteso a simile esercitio… (parole riportate da p.Fedeli, portavoce di S.Filippo
Neri presso Giovenale Ancina, convalescente da una grave malattia)
Io Filippo Neri sopraintendente affermo non solo quanto di sopra, ma è molto più bisognerà crescere nelle spese, accrescendo il popolo e la divotione (lettera nell'Archivio di S.Giovanni dei Fiorentini con cui Filippo chiede più soldi alla “nazione fiorentina”).
E' proverbiale l' episodio nel quale una madre porta a S.Filippo Neri la figlia che afferma di vedere i santi e la Madonna; S.Filippo la guarda negli occhi ed esclama: “Che si sposi!”
Non giudico atto a questo offitio il p.Giovanni Francesco
Bordini, quale, se bene ha di molte belle parti e virtù, che ne deve rendere
gratie a Nostro Signore Iddio, l'ho trovato sempre duro et di proprio parere,
monstratolo in particolare nel volere vencere di comprare le case delle monache
contro mio volere et senza necessità; il che, oltra al havere comprato case
vecchie et muraglie fracide…
(inoltre a S.Giovanni dei Fiorentini) si stava colle porte
aperte, de sorte che la chiesa era impraticabile et a forestireri et a noi di
casa, pel freddo grande et vento che entrava per tutto. Si che, non havendo
imparato, tra l'altre virtù ch'ha, d'obedire et de credere troppo al suo parere
et giudicio, non è atto a comandare né governare…
Né meno reputo atto a questo governo il p.Antonio Talpa, che
anco egli è troppo affetionato alle sue opinioni, senza cedere all'altrui
quantunche migliore siano: come mostrò per voler fare un disegno de cavar acqua,
quando si incomenzò a fabricare, nel che nacque et spesa et inconvenienti in
casa… (dalle Disposizioni del 1585, quando era stata da poco annessa l'Abbazia
di S.Giovanni in Venere e si stava per aprire la filiale di Napoli)
Sul rapporto con i Papi
Il signor Cardinale si fermò poi sino a doi hore di notte, e
disse tanto bene di vostra Santità, più di quello che mi pareva, essendo ella
Papa, dovrebbe essere l'istessa humiltà. Christo, a sett'hore di notte, si venne
a incorporare con me, e vostra Santità guarda che la venisse, pur una volta
nella nostra chiesa. Christo è huomo et è Dio, e mi viene, ogni volta che io
voglio, a visitare; e vostra Santità è huomo puro, nato d'un huomo santo e da
bene; esso nato da Dio Padre. Vostra Santità nato dalla signora Agnesina,
santissima donna; ma esso nato dalla Vergine delle Vergini. Harei che dire, se
volessi secondare la collera che ho. (dalla lettera che Filippo malato scrisse
negli ultimi anni al Papa Clemente VIII, rimproverandolo di non essere ancora
venuto a trovarlo; il Papa, suo carissimo amico, mandò a rispondere, fra
l'altro: “Del non essere venuta a vederla, dice che Vostra Reverentia non lo
merita, poiché non ha voluto accettare il cardinalato, tante volte offertoli… Et
quando Nostro Signore la viene a vedere, lo preghi per lui et per i bisogni
urgenti della Christianità”)
Sull'amore ai fratelli
Per questo diceva spesso che il lasciare i suoi gusti per aiuto
del prossimo, cioè spirituali, era atto di gran perfezione et era lasciar
Christo per Christo (ricordo n.53 del Maffa)
Soleva dire alle persone che andavano a servir gli infermi
degli hospedali o a far altra simil opera di charità che non bastava far il
servitio semplicemente a quello infermo, ma che bisognava, per farlo con maggior
charità, imaginarsi che quello infermo fosse Christo e tener per certo che
quello che faceva a quell'infermo lo faceva all'istesso Christo e così si faceva
con amore e maggior profitto dell'anima (ricordo n.40 del Maffa)
…diceva che per essere perfetto non basta a obedire et honorare
i superiori, ma bisognava honorare gli uguali et inferiori (ricordo n.24 del
Maffa)
Sulla grazia
Signore, non aspettar da me se non male e peccati; Signore, non ti fidar di me, perché cadrò al certo, se non m'aiuti (ricordo n.42 del Maffa)
Sull'umiltà
Diceva ancora che per arrivare alla perfettione della vita spirituale e per acquistare perfettamente il dono dell'humiltà sono necessarie quattro cose, cioè: spernere mundum, spernere nullum, spernere se ipsum, spernere se sperni (ricordo n.3 del Maffa)
Sulla gioia
Voleva ancora che le persone stesser alegre dicendo che non gli
piaceva che stessero pensose e malinconiche, perché faceva danno allo spirito, e
per questo sempre esso beato Padre, ancora nelle se gravissime infermità, era di
viso gioviale et allegrissimo, et che era più facile a guidare per la via dello
spirito le persone alegre che le malinconiche (ricordo n.33 del Maffa)
Non gli piacevano gli scrupoli, come cose che inquietano assai
la conscientia, et per questo molte volte da chi gli voleva dire in confessione,
non voleva sentirle (ricordo n.35 del Maffa)
Raccomandava a tutti la quiete della conscientia e per questo a
un certo suo proposito disse una volta che quando la persona volesse fare
qualche voto cercasse di farlo condizionato: se potrò, se mi si ricorderà, o in
altro simil modo (ricordo n.34 del Maffa)
Diceva ancora che doppo le tentationi non bisognava starvi a
discorrere se la persona haveva consentito o no, perché molte volte per simili
pensieri solevano tornare le medesime tentazioni (ricordo n.91 del Maffa)
Amo, e non posso non amarvi, quando
resto cotanto vinto dal desio
che 'l mio nel vostro, e 'l vostro amor nel mio;
anzi ch'io 'n voi, voi 'n me ci andiam cangiando.
E tempo ben saria veder il quando
ch'alfin io esca d'esto carcer rio,
di così folle e così cieco oblio,
dov'io mi trovo, e di me stesso in bando.
Ride la terra e 'l cielo e l'ora e i rami,
stan quieti i venti, e son tranquille l'onde,
e 'l sol mai si lucente non apparse.
Cantan gli augelli: Chi dunc'è che non ami
e non gioisca? Io sol, che non risponde
la gioia alle mie forze inferme e scarse.
Sulla preghiera
Diceva ancora che non si domandasse mai al Signore una gratia assolutamente, come la sanità o altra simil cosa, ma sempre con conditione se gli piace o se è per il meglio (ricordo n.36 del Maffa)
Sulle virtù e i vizi
Essortava tutti spessissime volte con infocati raggionamenti alla virtù della castità, dicendoli: Si guardino li giovani dalla carne e li vecchi dall'avaritia (ricordo n.64 del Maffa)
Sulla preghiera e il padre spirituale
…diceva che non ci era cosa che il demonio havesse più a male
quanto l'oratione (ricordo n.74 del Maffa)
Diceva anche che non bisognava mai fidarsi di se stesso, ma
consigliarsi sempre con il padre spirituale e raccomandarsi all'oration di tutti
(ricordo n.85 del Maffa)
Diceva poi a tutti quelli che desideravano la salute dell'anima
loro che avanti si eleggessero un confessore ci pensassero bene, ma poi che
l'havessero preso non lo lasciassero mai e gl'havessero grandissima fede,
conferendogli ogni minima cosa, perché il Signore non lo lascerà mai errare in
cosa che fusse per la salute dell'anima loro (ricordo n.109 del
Maffa)
Sulle sofferenze altrui
Avvertiva ancora che quando una persona andava a visitare un
infermo non facessi del profeta con dire che l'infermo morirebbe overo non
morirebbe, perché diceva che vi erano state persone che havevano detto che un
infermo sarebbe morto, e poi quando guariva gli rincresceva che fusse guarito
perché la profezia non era riuscita (ricordo n.107 del Maffa)
Diceva anche che quando si andava a raccomandar l'anima di
alcun moriente che un bonissimo aiuto era a pregar per quell'anima e che
bisognava dile poche parole et di raro (ricordo n.139 del
Maffa)
Sull'aridità
Diceva ancora che le persone spirituali dovevano esser designate tanto a sentire i gusti di Dio come a stare in aridità di spirito et della devotione tutto quello tempo che piace a Dio, non si lamentando mai di cosa alcuna (ricordo n.139 del Maffa)
Sui sacerdoti
Consigliava alli sacerdoti, massime che vivono in comune, che
cercassero in quanto fusse possibile di non haver niente in particolare in
sacrestia e gli diceva che non havessero mai hora particolare, né altare, né
altra cosa, ma che dicessero la messa quando erano chiamati e dove erano mandati
(ricordo n.106 del Maffa)
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